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Microcredito e business sociale
 

Poche settimane fa ho seguito un’intervista un po’ strana, nel senso che l’intervistato mi ha dato inizialmente l’impressione di essere un pazzo visionario. In realtà si trattava del Premio Nobel per la Pace del 2006 Muhammad Yunus, un uomo che, a vederlo così, non ci scommetteresti un soldo bucato, in realtà è un genio. Uno di quei geni che piace a me però, non piace alle banche, tantomeno agli avidi, anzi super- avidi, come definisce lui quelli che vogliono tutto per se’ e che hanno causato la crisi economica odierna. Comunque, torniamo all’intervista, io l’ho vista e seguita due volte, perché la prima non ho capito se si trattasse di uno scherzo o comunque di teorie che nulla avevano di concreto. Mi sbagliavo, non sono solo teorie, è la realtà. Questo grande uomo ha creato il microcredito, cosa significa? Significa dare fiducia e responsabilizzare prestando piccole somme ai poveri, al contrario delle banche tradizionali. La sua banca, la Grameen Bank, non vuole garanzie e non si preoccupa del passato delle persone che chiedono prestiti. Yunus è partito dal basso, lo definiscono “banchiere dei poveri”, ha cominciato a lavorare con i più bisognosi conoscendo a fondo il sistema economico- finanziario internazionale e ha creato un qualcosa di estremamente importante. I prestiti consistono in piccole somme, il primo fu di 27 dollari e venne dato a un gruppo di donne che facevano cesti per consentire loro di espandere l'attività. Le donne, fino a quel momento, ricevevano per il loro lavoro una somma talmente esigua che erano in grado a malapena di acquistare la materia prima per fare altri cesti e non riuscivano mai a realizzare profitti. Il prestito iniziale consentì loro di aumentare la produzione, gli introiti e restituire la somma. Nel 2006 la Grameen Bank aveva 6,6 milioni di clienti, 2226 filiali e oltre 18.000 dipendenti. Dalla sua fondazione ha concesso prestiti per 5,72 miliardi di dollari, 5,07 dei quali ripagati per una percentuale del 98,85%. La percentuale della restituzione del capitale prestato è altissima, i poveri riscoprono i loro talenti, vengono responsabilizzati e restituiscono quanto viene loro prestato, al contrario di quanto fanno spesso i ricchi. La banca si finanzia con i depositi dei suoi azionisti, gli stessi beneficiari dei prestiti; fino al 1995 riceveva contributi dai donatori, ora non più. Un altro concetto elaborato da Yunus è quello del “Business Sociale”, un’attività nuova che non serve per fare denaro, ma per risolvere i problemi della gente. Il business come lo intendiamo noi è sbagliato, secondo Yunus le teorie economiche hanno erroneamente interpretato l’essere umano considerandolo solo un robot per fare soldi. L’altra metà dell’essere umano, quella non egoista, non è stata nemmeno presa in considerazione, quindi Business Sociale significa guardare il guadagno da un altro punto di vista, quello non egoista. Il business tradizionale si sta già alleando con quello sociale, la Grameen Bank si è alleata con una multinazionale per produrre yogurt arricchito con vitamine in Bangladesh. Con due obiettivi: farlo produrre alla gente del posto e combattere la malnutrizione infantile. Un altro obiettivo Yunus lo vuole raggiungere nel 2050, anno in cui, secondo lui, non ci sarà più la povertà. Vi consiglio di guardare l’intervista, la trovate nel sito della trasmissione “Che tempo che fa”, la puntata è del 9 marzo 2009. Buona visione.

 

Francesca Ortu

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