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Un problema che ci coinvolge: la disabilità
 

In tanti ormai sanno che in Occidente (e cioè, Europa, America Settentrionale, Giappone e Australia) la vita media di una persona ha una durata quasi doppia rispetto a quella degli abitanti dei paesi più poveri del pianeta. E questo a causa delle persistenti disuguaglianze e ingiustizie che regolano la distribuzione delle ricchezze. La riflessione, però, che intendo proporre non riguarda le sperequazioni presenti nel sistema economico globale (a questo hanno pensato le iniziative prescelte per la Quaresima di carità), ma su un problema che tocca da vicino proprio noi e che è conseguenza, appunto, dell’allungamento della vita media. Infatti a causa di tale fenomeno risultano in sensibile aumento anche le situazioni di fragilità e di bisogno che spesso si traducono in condizione di grave invalidità. Il ragionamento è semplice: più aumentano gli anziani, più cresce il numero dei disabili. Dicono le statistiche che tra gli anziani di 70-74 anni i disabili sono pari al 10% circa. La percentuale sale al 17,8% tra le persone di età compresa tra i 75 e i 79 anni e raggiunge il 44,5% tra coloro che hanno superato gli 80 anni. Questi dati, tradotti in cifre, indicano che in Italia le persone colpite da disabilità sono ormai milioni (50 mila solo a Roma). Già oggi, in otto province, i pensionati risultano più numerosi dei lavoratori e la tendenza, ovviamente, è stimata in continua crescita in tutto il territorio nazionale.
Che fare? Al di là dei numeri, non possiamo non riconoscere che il problema è reale e fortemente diffuso. Una società davvero civile non può non comprendere che nessuno deve essere discriminato solo perché afflitto da un grave handicap fisico o psichico. Tutti devono godere di pari opportunità, se no significherebbe che si è accolta la logica brutale della giungla, dove il debole viene eliminato. Ad essere coinvolti in questa dinamica di recupero dei più sfortunati non possono essere coinvolte soltanto le associazioni di volontariato, ma tutti i cittadini a iniziare dalle istituzioni. Esiste, per fortuna, una proposta di legge sottoscritta già da una sessantina di deputati di entrambi gli schieramenti che “propone di erogare un finanziamento a chi si trova in condizioni di handicap grave … per poter assumere uno o più assistenti personali con scelta personale o della famiglia”. Accanto alla domanda crescente di assistenza diventa però importante anche la sensibilità e l’aiuto dell’intera comunità. Occorre partire con l’educare i più piccoli ad accogliere con rispetto e stima le persone anziane e disabili, fino a coinvolgere poi l’intera collettività perché ciascuno – qualunque sia la sua condizione, - offra il suo apporto secondo le sue potenzialità. E’ certo che un sorriso, una parola di conforto e, magari, una visita, sono alla portata di tutti. Formare le coscienze al rispetto e all’accettazione solidale di chi vive, in forma più o meno grave, un qualunque limite nella propria persona è atto di grande valore e diventa misura del livello civile e umano di una comunità. Sembrerà banale, ma un saluto cordiale e una pacca sulle spalle possono risultare più efficaci di tante terapie e farmaci per chi vive difficoltà intellettive e relazionali. Stare al fianco di chiunque soffre non dovrebbe essere considerato un andare controcorrente, ma un dovere morale che non esenta nessuno. Chi si trova confinato in un letto, su una sedia a rotelle o in una abitazione non può essere ritenuto semplicemente uno sfortunato della vita per cui avvertire compassione. Senza dimenticare che l’allungamento della vita media, anche per noi, potrebbe un giorno significare convivere con difficoltà di movimento e con incapacità nelle funzioni quotidiane e nella comunicazione vocale,visiva o uditiva. La terza età, soprattutto, con le sue oggettive fragilità, presenta per tutti un alto rischio di restarne vittime. Cosa concludere? Di tanto in tanto, specie quando il settore produttivo è in sofferenza, lo Stato promuove incentivi per la rottamazione dei macchinari vecchi in modo da favorire la domanda e quindi la ripresa industriale. Pensiamo forse che dinanzi alla disabilità la soluzione possa essere quella di proporre incentivi alla rottamazione degli anziani? Per favore, siamo seri, non chiudiamo né gli occhi, né il cuore.

 

Don Giovannino

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