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Confessionale, ieri e oggi
 

E' da diverso tempo che mi trovo a riflettere su una certa forma espressiva che è diventata ormai di uso comune e direi, però, impropriamente. La frase “andare nel confessionale”, usata soprattutto in certi reality ha scatenato in me una serie di considerazioni e pensieri che si accavallavano nella mente. Mettere ordine in questi pensieri non è facile. La prima cosa che ho fatto è stata quella di prendere il vocabolario. I termini “confessionale” e “confessione” hanno unicamente un significato puramente religioso e quindi di fede che tutti sappiamo. In questi tempi moderni invece, nel linguaggio televisivo c’è un abuso nel loro utilizzo che esula dall’essenza autentica del termine. Confessionale e quindi l’azione del confessare, presuppone l’ammissione con il conseguente pentimento di azioni non propriamente rispondenti a comportamenti leciti secondo la morale e il vivere da cristiani. Questo, avviene col sacerdote che in quel momento rappresenta Dio nella sua infinita bontà, disposto a perdonare colui che con umiltà e pentimento si accosta a Lui per ritrovare la pace del cuore. Di proposito un giorno, invece, mi sono soffermata a sentire ciò che si diceva nel confessionale televisivo. E’, solitamente, una cabina insonorizzata perchè chi è lì attorno non senta ciò che si dice, peraltro, bontà di chi parla al suo interno, senza nessun ritegno viene usato un linguaggio molto esplicito e a volte scurrile. Tutto questo fa audience, grazie al pubblico amante di questo tipo di programmazione televisiva. Le mie riflessioni, in un misto di ragione e di cuore, mi hanno portato a fare certe considerazioni e a dare spazio a pensieri più profondi. Mi sono chiesta: “Ma, a proposito di confessionale, che fine hanno fatto quelli veri?”. Certamente non riferito all’oggetto in sé, ma alla loro funzione. Mi sono chiesta: “E’ forse nostalgia di ricordi passati, di quella particolare riservatezza o è forse il bisogno di riscoprire quella sensazione di sollievo che si provava dopo essersi alleggeriti la coscienza in un autentico raccoglimento?” La mente correva azzardando delle risposte. Il caro vecchio confessionale, indubbiamente favoriva concentrazione e raccoglimento a chi era alla ricerca di quel contatto intimo con Dio e forse invogliava maggiormente ad accostarsi a quel sacramento che sembra oggi trascurato. Continuo ad ascoltare la voce della mente e mi dico: forse il nuovo sistema della confessione senza più le tradizionali grate, è stato invece un passo avanti verso una modernizzazione della chiesa. La voce del cuore, invece, si convince quasi del fatto che certe cose del passato, in genere e anche in questo caso, sono più efficaci se continuano a mantenere la loro originaria natura. Cercare il perdono di Dio è qualcosa di molto intimo, così come lo è la preghiera che esige anch’essa un raccoglimento interiore molto forte. Oggi una certa cultura laica, invece, di proposito, ritiene superata la dimensione religiosa dell’esistenza e ha finito anche per banalizzare i valori propri dalla confessione-sacramento utilizzando questi vocaboli (confessione e confessionale) per raccontare avventure spesso anche piccanti nelle quali traspare esclusivamente vuotaggine e superficialità. A questo punto mi sono chiesta: “Tutti questi pensieri che oggi assalgono la mia mente, saranno così prepotentemente sentiti, forse perché si avvicina la Pasqua?” Sarà! Ma, la nostalgia per quella bussola con la grata ed il suo profondo significato potrebbe essere di molti.

 

M.Rita Marras

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