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Il salto nel vuoto
 

Per i numerosissimi studenti che hanno incominciato da poco l’ultimo quadrimestre del corso di studi di un qualsiasi istituto superiore anche quest’anno, lento e inesorabile, si avvicina l’esame di maturità e con esso i sogni, le speranze, i dubbi e le paure per ciò che verrà dopo, per il futuro. L’adrenalina è alta e, in molti, incomincia già a farsi sentire. Due sentimenti contrastanti abitano in questi mesi nei cuori dei maturandi: da una parte, la preoccupazione e l’ansia generate dal pensiero dell’esame in sé e per sé e delle sudate carte che lo accompagneranno; dall’altra, l’eccitazione provocata dalla consapevolezza che una fase della vita stia volgendo al termine per lasciare il posto ad un’altra. Ma quanti pensieri, quanti tentennamenti, quante notti insonni prima di imboccare il nuovo sentiero! Le possibili strade da intraprendere sono molteplici, tutte diverse e tutte precedute da quella che Lorenzo Jovanotti definisce, in una sua canzone, “la linea d’ombra”. Si sa ciò che si lascia, ma non cosa ci attende dietro l’angolo e perciò è come se tutto fosse coperto da una leggera nebbia (leggera sì, ma pur sempre nebbia) che non permette di vedere, di mettere a fuoco l’immagine. Si ha la sensazione di dover compiere un salto nel vuoto e ciò genera un certo turbamento, ma anche la curiosità di conoscere cosa c’è dall’altra parte del fosso. Ma, prima di compiere qualsiasi scelta, meglio stare seduti un po’ di tempo lungo la riva di quel fosso, per decidere per bene quale punto dell’altra sponda raggiungere e in che modo compiere il viaggio. Un viaggio in cui noi siamo gli unici ed indiscussi comandanti e i compagni a disposizione non possono essere altro se non le nostre esperienze passate, i nostri valori, i nostri ideali, i nostri obbiettivi e i rapporti con quelle persone che, se pur in certi momenti fisicamente lontane, porteremo sempre nel cuore. Insomma, non manca che salpare e condurre la nave fin dove mare e cielo si confondono: all’orizzonte.

 

Loredana Garau

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