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“Questione educativa”: una proposta per crescere.
 

E’ uscito in questi giorni, pubblicato da Laterza, il rapporto sulla “questione educativa elaborato dai cattolici italiani. Nel volume si invita la Chiesa a ricercare un’alleanza educativa di lungo periodo con le istituzioni (enti pubblici e scuola), il volontariato (società non profit, associazioni sportive, musicali, ecc…) e con quanti, a vario titolo, risultano di fatto investiti di responsabilità nell’azione educativa. La proposta, come si vede, sollecita un’azione corale di tutti gli operatori che sappia andare oltre le risposte ai bisogni urgenti e alle emergenze. Il progetto infatti non è finalizzato alla ricerca di provvedimenti tampone, secondo uno stile oggi largamente diffuso. Non ci si prefigge di dare risposte immediate e parziali perché si è fatto urgente il bisogno di rimediare ai problemi gravi ormai in atto. La volontà è quella di “pensare lungo” per tornare a costruire basi solide su cui fondare le metodologie educative. La novità di un progetto a più lungo respiro è meritevole soprattutto se si considera che la politica e la cultura, oggi, sembrano affannarsi unicamente a correggere le derive con interventi parziali e provvisori, senza preoccuparsi di pensare strategie sui tempi lunghi. Il progetto culturale elaborato dai cattolici italiani, invece, invita tutti gli operatori del settore a progettare un’alleanza educativa di lungo periodo, ponendosi in evidente discontinuità con un sistema organizzativo e di idee che sembra ripiegato su se stesso e sulle attese del presente. Quasi ci si stupisce di questo andare controcorrente, invitando quanti operano all’interno del sistema educativo nazionale a superare gli stereotipi di cammini formativi fondati soltanto sui tentativi e sulle proposte a tempo, quasi che la pedagogia e la didattica fossero anch’esse da relegare tra le mode e le tendenze consumistiche che mutano con la rapidità che è propria di questi fenomeni mutevoli. Con questo progetto si vuole affermare che nel campo educativo è falso affermare che nulla è per sempre e che ogni morale è relativa. L’ambizione del progetto è quella di coinvolgere tutti coloro che direttamente o indirettamente sono chiamati a svolgere il prezioso compito dell’educare: la famiglia innanzitutto in quanto responsabile prima ed indiscussa della crescita dei propri figli e punto di riferimento per chiunque altro. Per la scuola, la chiesa, le varie associazioni che nel territorio si offrono con iniziative utili insieme ai mass media con la tivù al primo posto per la potenza persuasiva che la specifica. Un’alleanza tra tutti, senza che nessuno presuma di dettare legge o di ritenersi al di sopra delle regole comuni del dialogo, del confronto e del rispetto reciproco che invece deve caratterizzare il lavoro sinergico di tutti, ricordando che l’unico, vero fine è il bene e la crescita armonica del destinatario. Insieme per pensare e progettare il futuro delle nuove generazioni, senza che nessuno degli operatori si atteggi a protagonista unico, a primo della classe, quasi che si volesse affermare che al di fuori di quanto fa quell’associazione o quell’ente c’è il nulla. Questo atteggiamento deve cambiare, perché con la prepotenza e l’imposizione si fa sempre poca strada e presto o tardi i malumori si ritorcono su chi li provoca, generando nuova conflittualità fino a sfilacciare pericolosamente i principi stessi di una corretta collaborazione e a rimettere continuamente in discussione sia il proprio ruolo, sia ciò che si fa per gli altri. E’ un progetto, quello della Chiesa italiana, sulla questione educativa che risulta costruito dentro un sistema di valori non effimero. Idee elaborate per durare a lungo e non solo per l’oggi, perché nessuno pensi: “dopo di me, il nulla”.
L’educare coinvolge necessariamente tutte le dimensioni dell’individuo, spirituali, culturali e ludiche. Non è più pensabile che ci si limiti coltivare il proprio orticello, magari cercando di ingrandirsi a danno dei vicini. Il punto di riferimento rimane sempre la famiglia con la centralità e il ruolo fondamentale che le va riconosciuto anche a livello formativo. I vari mondi, di cui la scuola resta certamente il più significativo, contribuiscono, ciascuno per la sua parte, a comporre quel coordinato educativo che consente al minore una crescita più completa. L’azione educativa, è inutile nasconderselo, oggi, si è fatta ancora più complessa e nessuno ne possiede il monopolio. Per questo è da auspicare un’alleanza fra tutti, senza esclusioni. A ciascuno dei protagonisti il compito di incoraggiarla con convinzione.

 

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