Parrocchia Santa Barbara Villacidro
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Santa Barbara Villacidro
                   
               
 
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Famiglia, scuola e…Cesare 
 

  
Un’ elementare regola pedagogica, spesso ribadita e sottolineata, suggerisce che i genitori assumano davanti ai figli un indirizzo educativo condiviso e mostrino  concordia rassicurante. Questo vale anche per il rapporto che deve sussistere a apparire tra educatori. Non è bene che le diverse istituzioni e organismi preposti alla formazione dei bambini e dei ragazzi mostrino discrepanze e dissapori, e tanto meno le esasperino in scomposti toni polemici. E’ ciò che è capitato recentemente nel nostro ambito cittadino. In fondo si trattava di discutere di un argomento molto semplice: l’assetto orario dell’attività scolastica. Si sa che i nostri bambini – per fortuna – coltivano svariati interessi, e sono impegnati  in diverse attività: un numero considerevole di  agenzie offrono servizi di carattere sportivo, musicale, culturale, terapeutico  e  così via. Tra gli altri ci siamo anche noi, parrocchie di Villacidro,  e abbiamo la consapevolezza di non essere tra gli ultimi: proponiamo alle famiglie di affiancare il loro compito educativo nell’ambito religioso, facendo maturare una fede vissuta in termini ecclesiali, proponendo esperienze e conoscenze mirate a far crescere la consapevolezza della fede, che è patrimonio irrinunciabile, per le nostre famiglie, e quindi da trasmettere in tutta la sua ricchezza ai figli. Nessuno può mettere ragionevolmente in dubbio che la stragrande parte delle nostre famiglie vuole che i loro figli crescano buoni cittadini e buoni cristiani. In tanti ancora pensano che le due cose vadano insieme o cadano insieme. Tra le istituzioni educative si pone come prevalente la scuola. Giustamente prevalente, perché deve offrire le basi culturali, accompagnare e guidare la crescita di buoni cittadini, responsabili e competenti.  Il fatto che questa istituzione sia prevalente non implica che abbia l’esclusiva. La sua azione si pone in continuità e sinergia nell’ambito del territorio in cui opera. E’ questa la lettera e lo spirito della legislazione e dei decreti che ispirano l’attività scolastica. In ultima analisi le istituzioni, prevalenti o secondarie, devono cercare il bene di coloro ai quali offrono servizi. Nella nostra fattispecie, i nostri bambini. Ad essi va garantita una ricchezza di proposte e di contributi educativi che si integrino armonicamente, e possibilmente non entrino in rotta di collisione. In genere la saggezza dei dirigenti scolastici e degli operatori nel tempo “libero” hanno operato finora in modo discreto questa sintesi. Vorremmo che questa venisse coltivata anche per l’avvenire, per il bene dei nostri bambini. Noi parroci abbiamo segnalato un problema che ci sembrava abbastanza serio da costituire almeno oggetto di dibattito pubblico e democratico. La cosa è apparsa sgradita a qualcuno. Qualcuno si è fatto perfino interprete estemporaneo del Vangelo, richiamandoci al dovere di dare a cesare quel che è di Cesare…  Infatti noni questo vogliamo fare, sapendo che per noi “Cesare “ rappresenta l’autorità democraticamente costituita, e democraticamente disponibile alla discussione, per quanto opera , da parte di tutti i cittadini, nessuno escluso. Ammenochè qualcuno non evochi altro tipo di Cesare, che – ricordate? – aveva sempre ragione. Da cittadini liberi e impegnati nell’opera educativa abbiamo osservato che la proposta di riassetto orario per le scuole elementari comportava difficoltà non solo per l’attività catechistica, ma anche per tutti coloro che si propongono di dare un contributo alla formazione dei bambini, nei diversi aspetti della loro crescita. Non serve scomodare ideologie. Ci appare privo di opportunità scomodare i grandi principi di laicità e di ripudio di fondamentalismi. L’oggetto era molto più pratico. Sollevare polveroni ideologici serve solo a coprire povertà di argomenti pertinenti. Appare infondata anche l’accusa di insensibilità per il grave problema occupazionale, che tocca drammaticamente il mondo della scuola. In realtà con la proposta innovativa dell’orario settimanale non si creava un solo posto di lavoro: semplicemente si offriva la possibilità della settimana corta, liberando il sabato dall’impegno delle lezioni, a docenti e famiglie. L’idea in sé non era malvagia. Ma doveva confrontarsi con le esigenze dell’organizzazione delle famiglie. A loro andava data la parola, perché di loro si trattava. La famiglia è al centro, e le istituzioni – scuola compresa – è al servizio. Anche questo appartiene allo spirito costituzionale che ispira la nostra convivenza democratica. Siamo sensibili alla sofferenza di tanti che vorrebbero esprimere nell’attività scolastica le loro competenze professionali, con un impegno lavorativo dignitoso e serio. La crisi occupazionale che investe particolarmente il mondo della scuola ci interessa e ci fa soffrire. Ma, a prescindere dal fatto che questa proposta concreta di cui si parla non muoveva di un millimetro lo stato della questione, non possiamo concepire la scuola solo come un grande contenitore di posti di lavoro, una sorta di ammortizzatore sociale. C’è bisogno di risorse umane e professionali per arricchire l’offerta scolastica. Ma il tutto va misurato e vagliato con l’unico criterio che è il bene dei bambini. Per  quanto ci riguarda, da buoni cittadini quali vorremmo essere, da onesti educatori e …da preti appassionati all’annuncio che ci è stato affidato, vogliamo contribuire alla vita democratica del paese con il nostro servizio, , con le nostre competenze, con le nostre proposte anche – talvolta – critiche, come spetta a liberi e responsabili cittadini. E nessuno ci accusi di ingerenza o di fondamentalismo. Ci stiamo occupando proprio di quanto ci compete, nella vita associata, con tutto il rispetto e la stima per chi svolge bene e onestamente il suo lavoro.

 

Don Nico Massa

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