Parrocchia Santa Barbara Villacidro
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Santa Barbara Villacidro
                   
               
 
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La Befana vien di notte...
 

Dal vocabolo antico “Epifania”, manifestazione di Dio ai pastori e ai Magi, nel tempo è derivata la parola “Befana”. Nella notte di Natale, ha spiegato il parroco nell’omelia natalizia, gli Angeli svegliarono i pastori che custodivano le loro greggi annunziando la nascita di Gesù il Salvatore. Dio scelse i pastori che in quel tempo, secondo la severa legge ebraica, erano considerati gli ultimi, i disprezzati a causa del loro lavoro, che non poteva essere abbandonato neanche il sabato, giorno ebraico sacro per il riposo da ogni fatica, giorno dedicato al Signore. Il sabato non si poteva neanche cucinare, si mangiava quello che era preparato il giorno prima o si aspettava il tramonto. Quindi i pastori per il loro lavoro incessante erano gli ultimi nella scala sociale, gli impuri, eppure furono scelti da Dio, depositari dell’annuncio della nascita di Gesù. Ma anche i Magi, dotti e studiosi di astronomia, non di religione giudaica, provenienti da oriente, guidati da una luce speciale e dallo Spirito, intuirono che a Gerusalemme era avvenuto un grande prodigio: era nato il Messia tanto atteso, annunciato dai profeti e senza indugio partirono in quella direzione con i loro doni simbolici. Attorno a questo fatto è nata la leggenda dei Magi che arrivati a Gerusalemme, non vedendo più la luce che li aveva guidati, bussarono ad una casetta, dove una vecchietta, occupatissima a preparare tantissimi dolci, indicò loro la strada verso Betlemme rifiutandosi di accompagnarli nella ricerca del bambino, ma, presa da rimorso: “Forse ho tolto ad un bimbo la gioia di un dono” e messi i dolci in una grossa cesta, si avviò per raggiungere i Magi ormai lontani. Continuò a camminare fermandosi in ogni casa dove c’era un bambino nella speranza di trovare il Bambino Gesù di cui avevano parlato i Magi per dargli la gioia di ricevere il suo dono. Da questa leggenda, la notte dell’Epifania, la Befana, splendida e buona vecchietta che ci ha fatto sognare nella nostra infanzia, visita le case dei bambini. Certo ha perso parte del suo fascino per i bambini d’oggi che hanno già tanto, ma rimane pur sempre per tutti la misteriosa vecchietta che conosce il cuore dei bambini e porta a tutti un dono. Ma la leggenda della vecchietta ci insegna che tutti i bambini poveri e indifesi hanno bisogno del “dono” della gioia, e sono tanti, lontani e vicini.
I nostri bambini, istruiti dalla pubblicità e dall’opulenza dei negozi, non si accontentano più della sorpresa e fanno un elenco di ciò che desiderano … Sono figli di questo tempo, di questa società. L’esperienza, il vissuto della nostra generazione è stato ben diverso, incredibile oggi. Era il tempo in cui la Befana era povera e con poca fantasia … un quaderno con l’immancabile tavola pitagorica, una penna, qualche noce, la gomma da cancellare che era un gran dono, in mancanza di questa si cancellava con la mollica del pane, le bamboline erano rare e pochi i dolci. Nel periodo della dittatura vi era una certa attenzione alla famiglia, i bambini dovevano crescere sani e vigorosi, secondo gli schemi d’allora. Erano premiate le famiglie numerose, la Befana fascista era occasione per dare un dono ai bambini più bisognosi, per essi non mancava l’olio di merluzzo ricostituente e stimolante per la crescita “dei futuri soldati”. Nel giornale diocesano Nuovo Cammino del 1960 ho trovato la cronaca della festa delle ACLI (Associazione Cattolica Lavoratori Italiani). La sede di Villacidro organizzava in favore dei figli dei lavoratori un dono e il pranzo. I bambini che ne godevano erano poco meno di cento, tempi ancora difficili quelli! L’Azione Cattolica, la Parrocchia e i volontari si prodigavano nell’assistenza ai bisognosi. Nello stesso giorno a Ingurtosu si distribuivano ai figli dei minatori e agli orfani 1300 pacchi dono, segno evidente che le miniere erano ancora attive. Nove anni dopo, 1969, i bambini sotto i sei anni erano solo 15. Negli anni più difficili anche la nostra Parrocchia grazie a mons. Diana distribuiva il pranzo ai più bisognosi. Qualche giorno fa ho raccolto le riflessioni di due mamme che lamentavano incertezza circa i doni della Befana avendo speso tanto a Natale per accondiscendere alle richieste dei loro figli muniti già di telefonino e di quant’altro. Certo non vi è gioia più grande che rendere felici i bambini, ma sorge anche il dubbio che forse non stiamo facendo il loro bene che sarebbe quello di farli crescere forti nel carattere, capaci di condivisione e di rinunce.

 
  (Nella foto dell’Epifania del 1960 appaiono il Sindaco Emanuele Piga con la moglie, i maestri Francesca Sanna e signor Toro, don Pasqualino Lussu e il presidente ACLI Adele Pinna.)
 

Mariolina Lussu

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