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Pensieri in movimento
 

27 Gennaio: l’intero genere umano si ferma per ricordare e fare memoria. Questa data viene infatti riconosciuta oggi con il titolo di “Giornata della memoria”. Molti si chiederanno: «Ma memoria di cosa?». Alcuni risponderanno facendo riferimento allo sterminio degli ebrei, altri magari accenneranno ai documentari di carattere storico che vengono trasmessi alla televisione durante, e purtroppo quasi esclusivamente, quel particolare giorno, altri ancora avranno idee vaghe e confuse nella mente. La Giornata della Memoria è dedicata al ricordo dei numerosi ebrei, ma anche zingari, disabili, bambini, mendicanti, oppositori politici e omosessuali uccisi durante la Seconda Guerra Mondiale per ordine di un megalomane dittatore di nome Adolf Hitler. Di cifre esorbitanti in riferimento a queste morti ne avranno sicuramente sentito parlare tutti e sfortunatamente, talvolta, questo è il solo dato che cattura l’attenzione degli uomini. Di maggiore importanza è invece l’insano obbiettivo perseguito attraverso questi assassini: l’eliminazione radicale e totale dei “diversi”. Non importa in che modo, se in una camera a gas o per fame; non importa dove, se a Dachau piuttosto che a Terezin: l’importante è raggiungere lo scopo nel minor tempo possibile. Al di là delle cifre, è questa l’informazione che dobbiamo cogliere e che maggiormente dobbiamo radicare e custodire nella nostra coscienza, perché un reato del genere conserva la sua gravità anche se compiuto nei confronti di un singolo individuo. Quante volte anche noi, nella nostra vita, giorno dopo giorno, sentiamo parlare di “diversi”, di “emarginati”, di “inferiori”. È di fondamentale importanza, a questo punto, fare il passo successivo: alla conoscenza e alla presa di consapevolezza dei fatti del passato, segue l’impegno non solo a mantenere viva la memoria, ma anche a far sì che fatti del genere non si ripetano veramente mai più, né lontano né accanto a noi. La Giornata della Memoria nasce non solo per fissare la mente su un avvenimento storico, ma soprattutto per metterla in movimento e creare una mentalità di giustizia, di rispetto di ogni essere umano.

 

Loredana Garau

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  Gioco d'azzardo: è allarme
 

Una ricerca pubblicata dal coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo ci fa sapere che il fenomeno interessa circa il 27% degli italiani. Il maggiore interesse è per le scommesse on line, seguono le slot machine e ancora il lotto e il superenalotto. A lanciare l’allarme, stavolta, è la Radio Vaticana, preoccupata per il sensibile aumento delle giocate e del numero delle persone coinvolte. Tutti sanno infatti che anche il gioco d’azzardo crea dipendenza. Passare ore davanti a qualche tipologia di gioco, soprattutto quando non si possiedono adeguate risorse economiche, non può essere considerato libero passatempo, ma azione deleteria. Dall’indagine, inoltre emerge che quanto più grave è il periodo di recessione economica, più aumentano, tra coloro che hanno meno risorse, i dipendenti dal gioco d’azzardo. In questo modo, finiscono per compromettere ulteriormente la loro vita, i rapporti familiari e il contesto in cui operano e lavorano. Per trovare denaro, infatti, devono per forza escogitare qualcosa di illegale, come truffe o raggiri.
Lo Stato, da parte sua, cosa fa? Logica vorrebbe che avesse ad aiutarli, scoraggiando una simile, dannosa inclinazione, e invece… interviene sempre per indurre a tentare la fortuna, a rischiare quel poco che si ha nella speranza di una ricchezza che sa di miraggio e che quindi resta illusoria. Nell’anno appena trascorso, si calcola che gli italiani abbiano speso circa 49 miliardi alla ricerca della fortuna. Di questi, 7 miliardi li ha intascati, puliti, lo Stato. Sarebbe invece auspicabile che lo Stato avesse finalmente a riconoscere il gioco d’azzardo come una dipendenza, impegnandosi in interventi informativi di prevenzione, soprattutto per le generazioni più giovani.

 

Sarlio Vorini

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