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L'uomo e la sua guida
 

Chi non ricorda il primo versetto del Salmo 19, “I cieli narrano la gloria di Dio e l’opera delle sue mani annuncia il firmamento”? Si tratta di un inno di lode nel quale si celebra e si manifesta la grandezza e la bellezza di Dio creatore. Prendo spunto da questo canto per soffermarmi un attimo a riflettere e a contemplare il creato, nel quale risplende, incommensurabile l’immagine del Mistero. C’è davvero da rimanere estasiati di fronte alla maestosità del mare, alla grandiosità delle montagne, all’estensione del cielo con tutto ciò che evoca al nostro cuore, ai paesaggi che riempiono d’incanto e alla forza vitale in essi presente. Il prodigio della vita ci avvolge di stupore con i suoi colori, le sue sinfonie, il suo respiro. E che dire, ancora, di quel grande e unico miracolo che è l’uomo? Come non rimanere ammirati della profondità dei suoi pensieri, degli infiniti mondi nei quali spaziano i suoi sogni e le sue aspirazioni, della sua inquieta sete di verità e di ricerca di senso, delle domande ultime che, impetuose, affiorano alla sua intelligenza, di quel meraviglioso e indicibile sentimento che apre all’amicizia e all’amore e che spinge a realizzare la propria vita nell’altro in un rapporto armonioso di relazione e di donazione? Come non ringraziare il Signore per l’eminente dignità dell’uomo e per la sua superiorità rispetto a tutte le creature? “O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra! … di gloria e di onore tu circondi l’uomo; … tutto hai posto sotto i suoi piedi: …” (Salmo 8, 2.6.7b). Ma perché questa nobiltà possa essere salvaguardata, l’uomo non può ritenersi ragione ultima di se stesso. Egli sa di avere bisogno di una guida. La tentazione verso l’autonomia assoluta lo rinchiude inesorabilmente dentro il proprio egoismo. Il bisogno di realizzarsi, infatti, non lo spinge soltanto a mettersi in relazione con i suoi simili, ma anche verso il trascendente. La vita esige la presenza di una guida, diversamente, se l’uomo si ostina a rivendicare soltanto il principio dell’autodeterminazione, rovina e distrugge se stesso. Deturpa la natura e l’ambiente, inquina e compromette l’intero ecosistema, e soprattutto smarrisce i valori e le norme che regolano il suo rapporto con gli altri, scivolando nella cupidigia e nella bramosia di falsi bisogni che non riempiono, ma svuotano l’esistenza. Non resta, dunque, che lasciarci guidare, ma con discernimento. Non possiamo accordare il compito di condurci ai nostri simili, ai sistemi di pensiero o alle culture in voga, appunto perché umane come noi. Soltanto Dio può essere accolto come guida. Lasciamoci, dunque, condurre da Lui che è autore dell’amore e della vita.

 

Don Giovannino

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