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A scuola, è meglio!
 

Escludendo le persone anziane, che, pur volendo, non hanno potuto completare gli studi oltre la scuola elementare, a causa della situazione sociale dell’Italia nel periodo in cui erano bambini o ragazzi, oggi va crescendo invece la preoccupazione per quella consistente percentuale di cittadini che, avendo frequentato la scuola da quando è entrato in vigore l’obbligo scolastico (otto anni di scolarità) non ha assolto quanto la legge ha imposto. Il fatto è che molti, soprattutto nel meridione si ostinano – a torto – a credere che l’istruzione non è fondamentale per l’individuo: per lavorare e farsi strada nella vita. E’ infatti dimostrato che la mancanza di istruzione favorisce, l’emarginazione e la povertà. La dispersione scolastica, resta, purtroppo, una piaga ancora molto diffusa da debellare. Nonostante il ruolo di prestigio di cui gode nel mondo l’Italia in tanti settori, in campo scolastico essa occupa il terz’ultimo posto tra i trenta paesi più istruiti. Infatti a fronte di un 7,5% di laureati (percentuale comunque bassa) il 12% della popolazione riesce a stento a leggere e a scrivere. Ad eludere l’obbligo scolastico nella fascia d’età dai 7 ai 14 anni (in genere perché già impegnati nel lavoro) sarebbero per alcuni (ISTAT) 144.000, mentre altri denunciano una cifra molto più elevata (400.000 unità). Tra i giovani di 16-24 anni, il 22% (ovvero 1 su 5) non possiede né un diploma, né una qualifica professionale (in Europa la percentuale è del 15%). Occorre innanzitutto responsabilizzare le famiglie perché si convincano che l’amore ai figli si concretizza nell’adoperarsi ad assicurare con tutte le loro forze un minimo di istruzione. Infatti per una persona che è istruita (pur con le dolorose eccezioni che purtroppo conosciamo) le probabilità di trovare una occupazione sono senza dubbio maggiori. Se poi si osservano le statistiche che analizzano il complesso mondo della devianza, si scopre che tutte le organizzazioni criminali attingono la manovalanza tra le persone prive di cultura perché facilmente traviabili. Se, dunque, è accertato che la criminalità va a braccetto con la mancanza di alfabetizzazione, ne consegue che una maggiore istruzione non può che favorire la qualità della vita e la diminuzione della povertà morale e della delinquenza. Le statistiche, inoltre, rilevano il rischio di essere vittime di un circolo vizioso se si lascia la scuola per motivi di povertà, dimenticando che la non frequenza finisce per aggravare ancora di più questo stato. Il fenomeno dell’abbandono dell’obbligo scolastico è radicato e vissuto soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, mentre al nord gli abbandoni riguardano essenzialmente i figli degli immigrati. Il risultato è che la stessa indagine indica che la percentuale degli italiani che supera il livello minimo di alfabetizzazione raggiunge appena il 20% della popolazione, contro percentuali del 50% in Svizzera e Stati Uniti e, addirittura, del 64% in Norvegia. A questo punto, il riferimento alla nostra cittadina è inevitabile e non è certo confortante. Il risultato di un’indagine sommaria desta non poche preoccupazioni. Infatti, si scopre che tra coloro che hanno lasciato i banchi di scuola anzi tempo, si registra un’alta percentuale di devianze e di disagi relazionali piuttosto accentuati. In diversi casi, purtroppo, si rende necessario l’intervento dei servizi sociali e in altri anche del tribunale dei minori. Chi può essere soddisfatto di questa realtà? Ragazzi tornate a scuola, è meglio!

 

M.Rita Marras

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