Parrocchia Santa Barbara Villacidro
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Santa Barbara Villacidro
                   
               
 
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Grazie, Volontari!
 

In questo mese, da tempo dedicato alla preghiera e al sostegno per le missioni, vorrei parlare di una realtà, per fortuna ben presente nel nostro contesto, che però rischia di essere equivocata e snaturata. Mi riferisco al volontariato. E’ davvero confortante scoprire come tante persone accettino di rendersi disponibili a darsi al prossimo senza nulla chiedere e avere in cambio. C’è da essere ammirati dalla profondità delle motivazioni che spingono molti ad offrire competenze e tempo con assoluta gratuità. E voglio sottolineare questo aspetto della gratuità, dal momento che la crisi del farsi dono sta conoscendo, a livello relazionale, un’accentuazione preoccupante. Esiste poi un uso distorto e ambiguo del termine, tanto che non è raro applicarlo anche a chi svolge mansioni proprie del volontario, ma da stipendiato. Si tratta di un abuso che svuota il vocabolo del suo significato più vero. Il volontario, infatti, è colui che senza chiedere una ricompensa sceglie di servire gli altri per spirito di solidarietà. Questa specificità si trova affermata anche nella legge 266 del 1991 che definisce il complesso mondo del volontariato in Italia. “Attività di volontariato – afferma questa legge – è quella prestata in modo spontaneo, gratuito senza fini di lucro anche indiretto, esclusivamente per fini di solidarietà sociale”. E’ dunque chiaro che se non è gratuito non è volontariato. Esistono poi altri organismi come le cooperative di solidarietà sociale, che però appartengono a quel vasto mondo meglio conosciuto come Terzo Settore, ugualmente valido per il servizio che presta che, però, non è volontariato. Il volontario doc è cosciente del fatto che il denaro, per la sua missione, è al contempo utile è pericoloso. Utile perché può avvantaggiarne l’efficacia, pericoloso perché può snaturarne lo slancio ideale. Infatti, il volontario è tale nella misura in cui si prefigge di operare nella più pura gratuità. Non ci vuole molto a capire che in una società dominata dall’idea fissa del guadagno a tutti i costi, il messaggio che egli trasmette si fa dirompente fino a divenire profezia della possibilità di un’umanità più solidale e meno individualista. E se pensiamo alle paurose contraddizioni generate dall’odierna cultura del profitto, l’azione del volontario si rivela ancora più preziosa per la controcultura di cui si fa portatore.
Per non sembrare astratto e teorico, dico che, mentre scrivo, sto pensando ai tanti volontari che operano nella nostra comunità parrocchiale sia all’interno delle attività più squisitamente pastorali ed ecclesiali, che nei vari campi della solidarietà al prossimo e del servizio per la manutenzione delle numerose strutture possedute dalla parrocchia. Come non restare ammirati e riconoscenti per la disponibilità e l’entusiasmo con cui tanti parrocchiani si dedicano all’educazione cristiana di bambini e ragazzi, ad assicurare iniziative e spazi per il loro tempo libero e per l’attività sportiva, a tenere in ordine e decorosa la chiesa parrocchiale, ad animare col canto la liturgia domenicale, ad assistere i poveri con rispetto, a servire le varie iniziative comunitarie secondo le proprie possibilità. E tutto questo non qualche volta, ma per tanti anni pastorali, senza mai scalciare per apparire o per primeggiare. Ci sono poi coloro che, - ugualmente senza nulla chiedere, - anno dopo anno, si prendono a cuore l’onere della manutenzione dei locali: penso ai confratelli che curano la chiesetta delle Anime e ai devoti quella del Carmine, ai volontari che tengono in ordine l’Oratorio e la casa al mare di Arborea, consentendo alla parrocchia di risparmiare somme ingenti. Vorrei infine ricordare la disponibilità di quanti, tutte le estati, adulti e giovani, si spendono per consentire a centinaia di persone di trascorrere un po’ delle loro vacanze al mare a prezzi assolutamente vantaggiosi. Tutti, - e sono davvero tanti, - volontari nel senso vero del termine. Nessuno di loro riceve mai un compenso. Spesso, anzi, capita, che oltre alla gratuità offerta, accettino anche di rimetterci di tasca. Grazie a questi collaboratori la parrocchia riesce a fare fronte a tante esigenze, a garantire l’erogazione di servizi altrimenti impossibili, a testimoniare che il bene lo si ottiene e lo si annuncia nella misura in cui ci si dona con gioia, senza ricercare il proprio interesse. Grazie, dunque, a tutti i volontari. Nel contempo rinnovo l’invito a tutti i parrocchiani ad accettare di donare un po’ di se stessi al prossimo, per sperimentare di persona il senso della massima evangelica: “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”.

 

Don Giovannino

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