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Cannabis e doping: la scelta delle illusioni
 

Il 15 marzo scorso, il TAR del Lazio ha sospeso il decreto del ministro Livia Turco che aveva portato a un grammo la quantità di cannabis consentita per uso personale. Per inciso, sarà bene ricordare che un grammo consente di confezionare circa 40 canne. Perciò, la domanda: “Come si fa a sostenere che si tratta di una quantità accettabile per uso personale?”, appare più che giustificata, anche perché il mondo scientifico ha ripetutamente ribadito che, ritenere lo spinello innocuo è soltanto una leggenda metropolitana. In realtà è dimostrato che, soprattutto negli adolescenti, l’uso continuato della cannabis danneggia la memoria, il rendimento intellettivo e maschera patologie psichiatriche. E’ pure risaputo come il salto verso droghe più pericolose e devastanti venga facilitato dall’utilizzo insistente di spinelli. Eppure, l’abbassamento della guardia, oggi, è sotto gli occhi di tutti: istituzioni, società, famiglia, in nome del diritto alla libertà personale del singolo, non sembrano più prestare attenzione ai pericoli. Non è difficile leggere e sentire alla radio o alla TV di genitori che sostengono di dovere garantire economicamente il “diritto” alla canna dei figli, tanto è assodato che lo spinello sia ormai lecito. Il ministro, dalla sua, - una volta appresa la sentenza dei giudici, - ha prontamente annunciato che contro tale pronunciamento ricorrerà al Consiglio di Stato. Un tempo, un vizio anche piccolo, diventava per gli educatori (e in primis per i genitori) motivo di preoccupazione. Oggi, purtroppo, tanti operatori non ragionano più così. Eppure, il super spinello attualmente in voga è venticinque volte più potente e dunque in grado di favorire situazioni inquietanti, come gli attacchi di panico, disturbi dell’attenzione, danni sulla memoria e sul rendimento intellettivo. Il prof. Rosario Sorrentino, membro dell’accademia americana neurologica afferma che “il consumo è particolarmente dannoso negli adolescenti in quanto il loro cervello risulta essere particolarmente vulnerabile a stimoli e sollecitazioni di natura chimica perché si trova nel momento dello sviluppo…”. Intanto anche il consumo di cocaina è arrivato a livelli mai visti e la malavita ha messo l’occhio anche sui giovanissimi, proponendo lo spaccio di “dosi baby” da 10 euro. La mafia, così, incrementa ancora di più i suoi affari già colossali. Strettamente in rapporto con la droga c’è ora anche il traffico di sostanze dopanti. Si calcola che in Italia i consumatori siano tra i 500 e i 600 mila, con guadagni che superano i 600 milioni di euro l’anno. La notizia ha dell’incredibile perché, a detta degli esperti, coinvolge ormai circa il due per cento della popolazione sportiva. Chi pensava che gli sportivi famosi, che di tanto in tanto vengono smascherati e puniti, fossero così isolati, deve subito ricredersi. Questi casi, infatti, non sono che la punta di un gigantesco iceberg che va ingrossandosi sempre più. Naturalmente anche dietro il doping, come per le droghe, ci sono la mafia, la camorra e la ‘ndrangheta in prima fila. Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, sostiene che c’è un intreccio molto forte tra droga e doping. Entrambe viaggiano lungo la stessa rotta e con gli stessi personaggi. Pare ormai assodato che esistono sostanze dopanti e droghe perfettamente sovrapponibili. Inoltre, sembra che il doping non sia circoscritto solo al mondo dello sport, ma coinvolga anche il settore del cinema, dello spettacolo e quello militare. Un mercato, dunque, in continua crescita, con ambienti di diffusione sempre nuovi con sofisticati sistemi di smercio. Si pensi, ad esempio, alle anfetamine e agli anabolizzanti che vengono commerciati via internet. I nostri politici, intanto che fanno? Dice Don Mazzi, presidente della Fondazione Exodus: “Lei ha mai sentito qualcuno delle istituzioni lanciare un grido d’allarme? In un anno nessuno ha convocato noi che operiamo sul campo e che le persone che fanno uso di droga le vediamo tutti i giorni”. Come non riconoscere che stiamo davvero rischiando di diventare tutti vittime di una mentalità che in nome del diritto alla libertà personale, banalizza la vita, la sua dignità e il suo futuro?

 

M.Rita Marras

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