Parrocchia Santa Barbara Villacidro
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Contemplando il Signore crocifisso
 

Nell’imminenza della Settimana Santa anche quest’anno, la Confraternita ha voluto realizzare nella chiesetta delle Anime una sacra rappresentazione sul tema della crocifissione. Quel momento centrale della nostra fede, il momento della morte del Signore che non è termine, non è una fine ma è attimo che ci apre alla luce della Pasqua. Si è voluto ricreare quel momento supremo in cui il Signore della vita, crocifisso, muore sulla croce. Nessuno avrebbe pensato a questa fine, tanto meno sua Madre, Maria. Quel figlio annunziato da un angelo è ora appeso su una croce. La croce quel supplizio tremendo destinato ai più infimi, alla quale Gesù è condannato e muore nel silenzio dell’ultima ora. Al centro della scena il Signore Gesù: il corpo abbandonato, il volto insanguinato penzola da una parte, grumi di sangue stillano sull’aspra terra del Golgota , e là ai piedi di quel legno insanguinato, sua madre Maria, l’apostolo prediletto Giovanni e Maria Maddalena sollevano lo sguardo senza potersi dare pace, senza comprendere il perché di tanto dolore. Maria non ha più lacrime, tutto ormai è inutile anche piangere. Tutto è sospeso, fuori dal tempo, gli occhi sbarrati contemplano il figlio dell’Amore ormai senza vita. Al suo fianco quel nuovo figlio, Giovanni a cui dalla croce il Signore affidò la madre sua. Da sempre insieme al maestro non riesce a distogliere lo sguardo da lui, da quell’uomo che aveva deciso di seguire in tutto e per tutto, l’ultimo tra tutti i suoi amici che anche nell’ora più tremenda è lì ancora vicino a lui. Il dolore tinge il volto di Maria Maddalena le gambe l’hanno ormai abbandonata, costernata allarga le braccia verso quel corpo esangue. Vorrebbe gridare, ma la voce manca, vorrebbe poter fare qualcosa, qualcosa per lenire, per poter cambiare quello che già è stato. Ma tutto è veramente inutile. È l’ora più silenziosa sul promontorio del Golgota il forte vento solleva la polvere, il sangue si mischia alla terra, tutto sembra aver termine, ormai anche il sole arrossa la sera. La vita non è più in quel corpo sospeso sulla croce. Meno male che tutto è finito, anche il suo dolore, resta quello di chi è ancora in vita là ai suoi piedi. La notte, inesorabile, scende. Presto verranno a toglierlo dalla croce nel silenzio che avvolge ogni cosa, che avvolge ognuno di noi. Cosi termina quel venerdì lontano sul luogo del cranio, e anche noi oggi, contemplando la scena della crocifissione siamo invitati a meditare sul mistero della nostra fede nell’attesa di quella domenica mattina in cui la luce trionferà.

 

Fabrizio Tola

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  I simboli pagani della Pasqua
  E' nella tradizione della festa pasquale regalare le uova di cioccolato, grandi o piccole, soprattutto ai bambini. Si orna la casa con uova di gallina variamente decorate, con pulcini, coniglietti e colombe di ogni forgia. Anche nei dolci tradizionali e nel pane preparato per la festa ritornano questi motivi che hanno una loro storia e tradizione.
Fin dall’antichità l'uovo ad esempio è considerato la rappresentazione della vita e della rigenerazione. I primi ad usare l’uovo come oggetto bene augurante sono stati i Persiani che festeggiavano l'arrivo della primavera con lo scambio di uova di gallina.
I Romani erano soliti sotterrare nei campi un uovo dipinto di rosso, simbolo di fecondità e quindi propizio per il raccolto. L'uso di regalare uova è collegato al fatto che la Pasqua è una festa di primavera, dunque anche della fecondità e del rifiorire della natura. L'uovo è appunto simbolo della vita che si rinnova ed auspicio di fecondità. Il pulcino, il coniglietto sono simboli anch’essi di una vita rigenerata. La colomba infine richiama l’episodio biblico del ritorno a Noè della colomba con un ramoscello d’ulivo, quale messaggero di pace.
 

Dina Madau

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