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Bisogna risorgere
 

I sentimenti di disagio nei confronti della deriva morale che caratterizza questi nostri tempi, per fortuna, sono ancora molto diffusi e non solo tra i credenti. In tanti c’è pena e rabbia nel vedere che i valori millenari che hanno fondato la nostra civiltà vengono con ostentazione rigettati in nome del progresso e della cultura. Il “fai da te” in campo etico viene giustificato a tutti i livelli. Affari, affetti, impegni, vanno programmati non in riferimento a norme oggettive valide per tutti, ma in base alla proprie convenienze. La conseguenza di questo modo di pensare e di agire è sotto gli occhi di tutti. Non passa giorno che non si senta parlare di scandali tanto incredibili quanto avvilenti, senza che l’opinione pubblica riesca né a sorprendersi, né a ribellarsi. Nel decennio scorso abbiamo avuto la serie interminabile di indagati per tangentopoli, ieri il terremoto di calciopoli e oggi quello di vallettopoli con droga e prostituzione a gogò. Senza dimenticare l’antica e sempre virulenta piaga di mafia, camorra e ‘ndrangheta con la collusione di significative frange della società “bene”. Per non pensare alle istituzioni che ci governano, dove l’onestà spesso viene irrisa, il bene comune è ridotto a parole e gli imputati continuano a dettare legge a testa alta. E’ risaputo che proprio tra i personaggi che popolano il palazzo colmo di stipendi e di pensioni d’oro e che si autotutelano con privilegi sfacciati ed offensivi, circola liberamente la droga, trionfa la finzione e l’immoralità e la verità si riduce a un contenitore vuoto. Cosa dire ancora del pensiero neoliberista che, unicamente preoccupato degli indici di borsa, monetizza tutto, va a braccetto con qualsiasi potere, utilizza con disinvoltura l’inganno e collabora con furbi e disonesti, facendo del denaro l’unico, vero dio. E ancora, quali modelli e stili di vita veicola, - e neppure tanto nascostamente, - la televisione, il mondo dello spettacolo e certo sport? Si esalta la ricchezza, senza badare a come la si ottiene, si predica che bisogna essere belli ed efficienti se ci si vuole sentire gratificati, si propone l’immoralità e la dissolutezza come espressioni intelligenti del vivere e quindi come traguardi da conseguire per la propria, piena realizzazione. Tutto il resto, e cioè il dovere, l’impegno e il sacrificio, l’onestà, la giustizia e la solidarietà non contano nulla e sono da ritenersi retaggi di un mondo vecchio ed oscurantista. La morale, dunque, si identifica con ciò che piace e che porta vantaggi. L’egoismo, l’apparenza e il piacere hanno soppiantato i valori etici della responsabilità e del rispetto e sono diventati i nuovi idoli di una società che ha dimenticato troppo in fretta le sue origini e i suoi ideali. E la realtà descritta è il frutto di questa nuova cultura. Il fotografo Corona, al centro dell’ultimo scandalo, commentando la sua vicenda (e cioè il suo arresto) ha affermato: “Se fossi stato un uomo con una morale, non avrei fatto questo mestiere”. Riporto la citazione non per inveire su di lui, poverino, ma per sottolineare la relazione stretta che c’è tra la spregiudicatezza senza scrupoli e la mancanza di ideali condivisi.
E noi cristiani? Un poco allineati e un poco frustrati. Con la novità che dentro inseriamo anche un po’ di preghiere, di vangelo e di superstizioni. Sappiamo di essere depositari di una buona novella che può davvero trasformare il mondo e le coscienze, ma non abbiamo coraggio di viverlo. Occorre che ci diamo una svolta. Bisogna risorgere. E questo è possibile nella misura in cui si accetta di ripartire dalla propria testimonianza. C’è l’urgenza di strappare le nuove generazioni dal vuoto e dal nulla in cui li si sta facendo precipitare. C’è il dovere di rieducare alla responsabilità, di capire quale futuro si vuole costruire, di coltivare con passione la formazione ai valori veri. E quanto più le minacce si fanno insistenti e sottili, incoraggiate da un contesto culturale permissivo e accomodante, si deve reagire con decisione perché la normalità non venga identificata con il disimpegno, ma con l’accettazione di ideali condivisi. Il vero bene comune, infatti, esige il ristabilimento di codici sociali di riferimento uguali per tutti. Non si può abdicare, limitandosi ad osservare, mentre i malvagi prosperano e i più soccombono.

 

Don Giovannino

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