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Somalia, un popolo martoriato
 

La Somalia, ex colonia italiana, è una delle terre più povere e martoriate del pianeta. Indipendente dal 1960, il paese ha una superficie di 637.305 Kmq e una popolazione di 7.489.000 abitanti, in gran parte di religione musulmana sunnita. Le popolazioni parlano il somalo, che è la lingua ufficiale, ma anche l’arabo, l’italiano e l’inglese. La Somalia è uno dei paesi più instabili del mondo. Nel 1969, con un colpo di stato, prese il potere il generale Siad Barre, che lo mantenne per oltre vent’anni. Costui diede vita a un regime dittatoriale che rafforzò l’opposizione. Nel 1991, i movimenti di liberazione interna rovesciarono il regime, proclamando la Repubblica. Nonostante ciò, la situazione interna si dimostrò subito turbolenta, tant’è che il nord del paese, il Somaliland, si proclamò indipendente. Lo scontro tra i cosiddetti “signori della guerra” si radicalizzò, facendo fallire anche la missione di pace ONU, tant’è che dal 1995 gli occidentali abbandonarono il paese. Dopo scontri sanguinosi tra i vari gruppi di potere locale, nel 2004 si formò un governo transitorio, sostenuto dall’Etiopia, ma subito estromesso nel 2006 dalle “Corti islamiche”, una formazione fondamentalista che impose un regime rigidamente religioso. Nel 2007, gli equilibri vennero nuovamente rovesciati a seguito dell’intervento militare etiope, che restaurò con le armi il governo di transizione, ma con un costo elevato di vite umane e una recrudescenza del conflitto che ancora oggi provoca, nella più totale indifferenza del mondo occidentale, migliaia di vittime civili e l’apertura di una nuova crisi umanitaria.
Il paese è soggetto a periodiche siccità che hanno peggiorato la già precaria situazione della popolazione. Ha uno dei tassi più alti di mortalità infantile del mondo con 225 bambini morti ogni 1.000 nati. Le cause principali di morte sono la dissenteria, le infezioni respiratorie e la malaria. Si stima che l’87% dei somali è a rischio di malaria. Meno del 30% della popolazione ha accesso all’acqua potabile. La vita nomade di gran parte della popolazione rende difficile anche le vaccinazioni, aumentando il rischio di contrarre il morbillo e il colera. Si iscrivono alle scuole solo il 13% dei bambini e il 7% delle bambine. Circa un milione sono gli sfollati, mentre due milioni di persone dipendono completamente dagli aiuti umanitari. Nel 2007, la catastrofe umanitaria è stata accentuata, oltre che dalla guerra e dalla siccità, anche dalle alluvioni che hanno provocato un’epidemia di diarrea che ha fatto numerose vittime.
Anche per le associazioni umanitarie risulta difficile lavorare. Sono aumentati i fenomeni del banditismo, dei rapimenti a scopo di estorsione e della pirateria marina. Le vie di comunicazione sono ostacolate da blocchi stradali, da chiusure di porti e rotte aeree. Si vive in un clima di totale insicurezza. Solo qualche settimana fa, due operatori dell’Organizzazione Non Governativa CINS di Roma (Cooperazione Italiana Nord Sud) - che fornivano assistenza umanitaria alla popolazione somala - sono stati rapiti. Recentemente, papa Benedetto XVI ha lanciato un appello a favore della Somalia, ma anche del Darfur e del Burundi, affinché le autorità locali e la comunità internazionale si occupino di queste aree del mondo, piagate dalla violenza e dalla povertà.

 

Manuela Garau

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