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Tecnologia e fede in Dio
 

Nella storia, Dio è stato sempre posto al centro dei problemi. Tutto parlava di lui o riconduceva alla sua provvidenza. E anche quando, in epoca moderna, è esploso il progresso tecnologico, Dio ha continuato per molto tempo ad essere presente nelle fabbriche, nei dibattiti culturali e sociali e nella varie manifestazioni della vita, nonostante si cominciassero ad avvertire le prime avvisaglie che tendevano a negarlo o a relegarlo tra le ipotesi non significative per la promozione di singoli e società e proprio in nome della ragione.Tecnologia e fede in Dio In questi ultimi decenni, - occorre riconoscerlo, - i tentativi di allontanare il trascendente dall’esistenza degli uomini, invece, si sono fatti più audaci e determinati. Sempre più i negazionisti dell’Assoluto cercano di convincere la gente che l’essere unico e supremo non si identifica più con Dio, ma con l’uomo stesso. Soltanto l’uomo deve essere considerato origine unica di tutto ciò che si realizza nell’ambito della tecnologia e nel più vasto campo delle conquiste scientifiche. Il progresso economico e i profitti sempre più consistenti che l’uomo oggi riesce ad ottenere, non suppongono più – si dice – la presenza di un assoluto, e cioè di Dio, dal momento che sono frutto dell’intelligenza e della volontà dell’uomo. “Tu sei ciò che hai o che riesci a darti” è la conclusione paradossale a cui questi nuovi sistemi di pensiero vorrebbero condurre. Al di là delle tecnologie che l’uomo è riuscito a darsi e che continuerà a procurarsi con sempre maggiore perfezione non è dato supporre alcun’altra speranza che vada oltre il nulla.
Penso, però, partendo sempre dalla ragione, che c’è poco da rallegrarsi di fronte a una simile ipotesi. Se infatti soltanto noi dobbiamo essere ritenuti il principio ultimo di noi stessi, allora l’elenco delle cose inspiegabili e assurde diventa ancora più smisurato. Come interpretare le inquietudini, gli insuccessi e i limiti di cui tutti facciamo quotidianamente esperienza? Se l’uomo è l’artefice unico della propria vita perché continua a scoprirsi impotente, fragile e povero, perennemente in conflitto tra desideri, aspirazioni e capacità di dare concreto seguito a queste? Le domande fondamentali, quali: “Che senso ha tutto ciò che siamo, facciamo e speriamo?” tornano ad essere senza risposta. E poi, quali prospettive dovremmo nutrire di fronte alla morte?
San Giovanni al versetto 10 del 1° capitolo del suo vangelo annota: “Egli (Gesù Cristo) era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe”. Con l’augurio che possiamo incontrare Dio nella vita, auguro a tutti un sereno 2007.

 

Don Giovannino

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