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Oratorio e normative a suo favore
 

In seguito alla risposta data, tempo fa, a una lettera che sembrava contestare il diritto a sovvenzioni per la realizzazione del nostro nuovo oratorio, più d’uno mi ha chiesto di informare meglio sulle normative esistenti in Italia riguardo agli Oratori. Lo faccio volentieri ricordando che la legge quadro di riferimento è la n° 206 del 2003. Con questo atto istituzionale, infatti, si introduce nell’ordinamento nazionale la possibilità di interventi specifici a loro favore da parte degli enti locali. La legge offre “Disposizioni per il riconoscimento della funzione sociale svolta dagli oratori e dagli enti che svolgono attività similari e per la valorizzazione del loro ruolo”. Il compito di rendere concrete queste indicazioni viene affidato alle Regioni. Sono esse infatti che hanno il compito di definire le modalità attuative di questi principi generali, precisando con apposite normative locali gli ambiti di intervento e i criteri di finanziamento. Al momento risulta che hanno già provveduto la Lombardia, il Lazio, la Calabria, l’Abruzzo, il Piemonte e il Molise. Ciò significa che in queste regioni gli oratori, al pari di tutti gli altri enti che operano a vantaggio dei ragazzi e dei giovani, hanno pieno diritto di ascolto e di aiuto da parte delle istituzioni. Successivamente si sono aggiunte la Liguria, l’Umbria e la Campania. In Sicilia e nella provincia autonoma di Bolzano il dibattito risulta avviato già da tempo. In Sardegna, invece, al pari Friuli-Venezia Giulia, Marche e provincia autonoma di Trento non si è ancora definito nulla visto che i progetti di legge sono ancora sulla carta e non si è ancora iniziato ad esaminarli.
L’ultima in ordine di tempo, e questa è davvero una bella novità, ad aver legiferato a favore degli oratori è la regione Emilia-Romagna nell’ultima decade dello scorso mese di luglio. La legge, intitolata “Norme in materia di politiche per le giovani generazioni”, colma anche in quell’angolo d’Italia un vuoto durato troppi anni e riconosce “la funzione educativa e sociale svolta nella comunità locale, mediante le attività di oratorio o attività similari, dalle parrocchie e dagli enti ecclesiastici della Chiesa cattolica e di altre confessioni religiose”.
Mi chiedo: “Quando, anche in Sardegna, i nostri politici si renderanno conto del ruolo svolto dagli oratori per inserirli tra le realtà educative che ricevono sostegno pubblico sulla base di specifici progetti”? In Emilia-Romagna il provvedimento è passato con il voto favorevole del Pd e con l’astensione dei consiglieri del centro destra e dell’UDC. Il relatore del progetto Marco Barbieri (Pd) ha detto: “Paradossalmente la cosa più importante di questa legge è che non è un provvedimento sugli oratori, ma li riconosce come un pezzo dell’offerta formativa per i giovani. Questo rappresenta un approccio laico anche per quanto riguarda i finanziamenti”. Sento di condividere tale affermazione. Gli oratori non vogliono strappare a nessuno leggi a proprio favore. Semplicemente non accettano di essere discriminati e lasciati ai margini come se la loro azione fosse da considerarsi insignificante e non pedagogicamente qualificata, insomma, di “serie B”. Non privilegi, dunque, ma il giusto riconoscimento per ciò che si fa a favore di bambini, ragazzi, famiglie e disagio giovanile. Non è corretto che si continui a isolare l’attività educativa svolta dalle parrocchie e dalle associazioni cattoliche etichettandole come “confessionali” e dunque non laiche. Tutti sanno che gli oratori, ovunque operano, contribuiscono a salvare dalla devianza e dal rischio di marginalizzazione tantissimi ragazzi. Gli oratori sono un soggetto fondamentale sul territorio anche sul piano sociale. Anch’essi, perciò, al pari degli altri, devono potersi mettere in rete con gli enti locali (Regioni, province e comuni), dal momento che “sono già una rete naturale sia per il ruolo che per la funzione sociale” e, aggiungo, per la sensibilità educativa che ne qualifica gli interventi nell’ordinarietà della vita.
Un’ultima annotazione, ma di grande rilevanza. Le modalità seguite dagli oratori nell’offerta del proprio servizio sono quelle del puro volontariato. Nessuno è stipendiato. Tutti prestano la loro opera con totale gratuità, con minime risorse e sulla base della generosità e del contributo volontario, senza alcuna altra finalità che non sia il bene delle famiglie e dei singoli.

 

Don Giovannino

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