Parrocchia Santa Barbara Villacidro
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Santa Barbara Villacidro
                   
               
 
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Un dolore che ha coinvolto tutti
 

In piena estate, improvviso e drammatico, quest’anno, si è abbattuto su di noi, in tutta la sua spietata crudezza, un altro venerdì santo. Siamo stati chiamati, nel pieno delle ferie e dello svago, a rivivere la via dolorosa che il Signore, duemila anni fa, percorse con tanto amore, tra le viuzze di Gerusalemme che conducevano fuori le mura verso un’altura chiamata Calvario. A farci ripiombare in questo scenario di grande mestizia, ci ha pensato quanto è accaduto, in una sera dello scorso mese di luglio, tornata improvvisamente gelida nonostante la stagione, nella casa al mare della nostra parrocchia ad Arborea. Stavolta però non si è trattato di una memoria straordinaria della morte di Cristo tra le pietre millenarie del Colosseo, nel luogo in cui tanti cristiani dei primi secoli – come ha affermato il papa – “tra i ruggiti dei leoni affamati e le grida della folla divertita, si sono lasciati sbranare e colpire a morte per la fedeltà al Signore”, ma di un episodio di sofferenza che ha schiacciato sotto una spessa cappa di silenzio e di turbamento l’intera comunità parrocchiale. Il Colosseo, stavolta, ha preso le forme della nostra Colonia e una bambina piena di vita – Emanuela – ha sostituito i martiri della prima ora dell’era cristiana. Senza volerlo e neppure immaginarlo, un posto di svago e di gioia, si è trasformato in segno e simbolo del dolore innocente che, proprio per questo, resta per tutti ancora più misterioso, pur essendo consapevoli che esso attraversa da un capo all’altro il mondo intero, suscitando interrogativi senza che la mente riesca a trovare uno straccio di risposta convincente. Perché nasconderlo? Quanto accaduto ad Arborea potrebbe anche portare alla ribellione e al rifiuto della fede nel Crocifisso risorto, salvo poi scoprire che senza Gesù la croce diventa ancora più insopportabile e assurda. E intanto alla sera è subentrata la notte che si presenta ancora più buia. Con il gelo della sofferenza nel cuore, contorti nell’animo dall’irreparabilità dell’evento, tentiamo una preghiera alla ricerca di un po’ di luce. Pur con differenti stili di vita e di cose possedute, tutti però sentiamo di volere essere vicini ai familiari nella condivisione e, spero, nella solidarietà che si fonda nell’amore. Un giorno Gesù ebbe a dire ai suoi apostoli: “Coraggio, io sono con voi”. Oggi più che mai, proprio mentre sentiamo mancare il coraggio, avvertiamo il bisogno della confortante presenza del Signore. A lui chiediamo di rischiarare il nostro cammino e di restituire speranza ai nostri passi.

 

Don Giovannino

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