Parrocchia Santa Barbara Villacidro
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Santa Barbara Villacidro
                   
               
 
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Gli antichi Crocifissi della nostra parrocchia in un documento
 

In questo tempo di Quaresima, come ogni anno, viene esposto in chiesa il Crocifisso, detto Cristo doloroso, un’antica e splendida scultura lignea policroma, di cui molti si chiedono l’origine. Per lungo tempo è stata attribuita all’artista Paolo Antonio Canopia di Aidomaggiore e datata al 1697. Il restauro effettuato nel 2002, riportando l’opera alla sua originaria bellezza, ha rivelato tantissimi particolari fino ad allora sconosciuti, facendo avanzare delle ipotesi per una datazione molto più antica; e come spesso succede in questi casi, ci vengono in aiuto i documenti d’archivio. Nel nostro in particolare si tratta della relazione della visita pastorale tenuta a Villacidro il 5 e 6 maggio del 1591 da mons. Francesco Del Vall, arcivescovo di Cagliari, e dell’ Inventario dei beni della presente chiesa di S. Barbara e di altre cose della stessa.
Il vescovo giunse a Villacidro la sera del 5 maggio da Domusnovas, venne accolto dai sacerdoti Antioco Correli, Gaspare Porta e Lorenzo Porta, perché era tardi rimandò all’indomani la visita vera e propria, al termine della quale venne redatto l’inventario. Mons. Francesco Del Vall, di origine iberica, come tutti i vescovi della Sardegna di quel periodo; resse la diocesi di Cagliari dal 1587 al 1595, e il nostro paese in quel periodo apparteneva a questa diocesi; non solo, anche quella di Iglesias era unita a Cagliari sotto un unico pastore, ecco perché arrivò da Domusnovas. E’ questa una delle prime visite pastorali che vengono effettuate nella nostra parrocchia, anzi forse è la prima, in quanto vennero stabilite dal Concilio di Trento che si era concluso pochi anni prima (1563).
Il prezioso documento, conservato nell’Archivio arcivescovile di Cagliari e redatto in lingua sardo-catalana, è stato scoperto nell’estate del 2004 dal parroco, don Giovannino. Da esso si ricavano importantissime notizie sulla chiesa parrocchiale e in particolare sul Crocifisso doloroso e su quello de S’Iscravamentu. Vi leggiamo infatti “[…] Item, in un altro altare un Crocifisso grande con una cortina bianca, vecchia. Item, un altro Crocifisso più antico. […] Un Crocifisso vecchio sur de Calvar.” Il primo menzionato è un crocifisso grande, che stava in un altare, coperto da una tenda bianca, vecchia. Si tratta sicuramente di quello adoperato nei secoli per la funzione del Discendimento nel Venerdì Santo. E’ soprattutto il termine grande, ad esso attribuito, che ce lo fa pensare. L’altro elemento particolare è l’aggettivo vecchia riferito alla tenda, molto probabilmente coeva alla statua; dire questo nel 1591 significa che c’era già da qualche decennio. In base a tali dati possiamo ipotizzare che il nostro antico Crocifisso de S’Iscravamentu si debba datare senza dubbio intorno alla metà del 1500. I Cristi snodabili di quel periodo in Sardegna sono abbastanza rari.
Subito dopo, nell’inventario, si parla di un altro crocifisso più antico del precedente. Poi, come una postilla, alla fine del documento è citato un crocifisso vecchio che sta sur de Calvar, sopra il Calvario. Senz’altro questa nota si riferisce all’immagine più vecchia. E’ il Crocifisso doloroso? Certamente si; inoltre l’espressione più antico, attenendoci ai criteri dell’epoca, ci riporta a non meno di cent’anni prima. Ci troviamo quindi davanti alla più antica scultura presente a Villacidro, nonché al più antico Crocifisso del nostro paese; non solo, uno dei più antichi della Sardegna, testimonianza superstite insieme alla volta del presbiterio e ai suoi affreschi, recentemente scoperti, dell’antica chiesa parrocchiale, il primo importante edificio costruito a Villacidro, dopo che il paese venne infeudato ai Siviller nel 1420.
Come detto stava sul Calvario, era cioè inserito in una scenografia che rappresentava il Golgota, spesso con le immagini, scolpite o dipinte, della Madonna, dell’apostolo Giovanni e della Maddalena sotto la croce. Una simile raffigurazione, classica dell’arte tardo-gotica e in particolare dell’area catalano-aragonese, è presente ancora oggi nella chiesa parrocchiale di S. Giacomo a Cagliari e in quella dell’Assunta a Sardara.
Infine nella metà del ‘600, durante la visita pastorale di mons. Bernardo De la Cabra, si parla della cappella del Crocifisso, l’attuale del Sacro Cuore. Ancora ai primi del ‘900 questa stessa cappella viene chiamata del Nazareno.

 

Giovanni Deidda

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