Parrocchia Santa Barbara Villacidro
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Riflessioni a ruota libera su "Giovani e parrocchia"
 

Per trasmettere il messaggio di Gesù tra i giovani, oggi, molti animatori si sono convinti che la risposta sta nel ricercare metodi nuovi. E c’è il rischio che nell’animazione degli incontri in parrocchia o nei campi scuola si presti molta attenzione alle tecniche di dinamica di gruppo a scapito del contenuto. Impostare le catechesi o i campi estivi su un film o una storia può piacere e avere successo, ma se poi resta fine a se stesso … Credo invece che la vera strategia da porre in essere sia l’entusiasmo. Ormai sono anni che, anche da noi, si è andati alla continua ricerca di nuovi metodi per fare accettare ai giovani il vangelo: scenette, quiz, giochi a tema, cartelloni, ecc… ecc… Si dice che questo sia necessario per rispettare il loro processo di crescita e per la gradualità. In questo modo, però, non si arriva mai alla proposta seria di vangelo e di impegno. Vangelo e impegno, infatti, non possono essere disgiunti. Vangelo e volontariato sono intimamente legati. Se si crede, ci si dispone anche a donarsi secondo le proprie capacità e preferenze. Un giovane che fa parte di un gruppo parrocchiale non può non rendersi disponibile al servizio, perché un gruppo parrocchiale che non si apre agli altri è sempre fallimentare. Non basta riempirsi la bocca di parole o la vita di incontri con gli amici che non portano da nessuna parte e che si esauriscono senza mai avere creato nulla di significativo. Un giovane che ama stare soltanto con gli amici del gruppo senza mai aprirsi alla collaborazione, che rifiuta il dialogo e il confronto, che si ritiene superiore al mondo intero perché “sa tutto lui”, che liquida gli altri dall’alto della sua superiorità, francamente serve poco alla comunità. Io penso che, oggi come ieri, i ragazzi in parrocchia continuano a venirci se trovano un ambiente davvero familiare. E’ inutile scervellarsi a trovare divertimenti alla moda se non li si fa sentire amati e capiti come se fossero a casa loro. Anche il ping pong, il calcio balilla o una spaghettata possono bastare se ci si sente davvero accolti. E poi si parla chiaro di Gesù, di impegno, di preghiera e di messa, in una parola, di dono di sé. L’animatore poi sa di essere un osservato speciale, perché quello che conquista è la coerenza.
Dopo tanti anni di sacerdozio in mezzo alla gente, vi dico che l’esperienza maturata mi fa preferire un giovane che vive la sua fede nella famiglia parrocchiale, accettando di rendersi disponibile, che so, in oratorio o nel coro, a dieci che si limitano ad incontrarsi periodicamente soltanto con gli amici del proprio gruppo. Al di là delle tecniche, anche le più moderne e rivoluzionarie, penso che anche oggi la metodologia più decisiva sia quella dell’osare, ponendo in mano ai giovani il vangelo, perché noi cristiani non abbiamo altro di più grande e di più prezioso da offrire.

 

Don Giovannino

 
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