“Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”. In queste parole del profeta Isaia è possibile cogliere un frammento di quello stupendo evento che è il mistero dell’incarnazione del Verbo di Dio che ci apprestiamo a celebrare. Si parla di luce e di tenebre e cioè di elementi che semplicemente si oppongono. L’immagine della profezia, quindi, vuole aiutarci a penetrare la situazione esistenziale dentro la quale ciascuno di noi vive. Ci scopriamo avvolti da tante tenebre, ma contemporaneamente sentiamo anche la nostalgia della luce. E il contesto, purtroppo, continua ad essere immerso nella oscurità più fitta, senza che l’umanità riesca, con le sue sole forze, a sconfiggerla. Realtà di sofferenza e di peccato, cioè di tutti i mali che affliggono l’umanità e ne ostacolano il vero progresso. Chi non vorrebbe fare parte di un mondo più fraterno e pacifico? Questo, però, - e non da oggi, - si rivela irrealizzabile. Popoli e società continuano a vivere immerse nelle sperequazioni e nelle ingiustizie più insopportabili. Guerra, odio e vendetta trionfano in ogni angolo della terra, facendola da padroni, quasi si trattasse di fenomeni ineluttabili di fronte ai quali nulla possono gli sforzi umani.
Proprio in questo contesto di tenebra è apparsa una grande luce. Nel bambino Gesù, Dio entra nelle tenebre, nella storia, nelle tradizioni, nelle culture, nel lavoro, nelle gioie e nelle sofferenze di tutti noi. Sceglie di farsi solidale con noi, per essere uno di noi, per essere con noi. C’è chi si apre fiducioso e accoglie la luce della grazia che egli è venuto a portare e chi, invece, lo respinge, ostinandosi nell’indifferenza, nella freddezza e nel rifiuto di lui.
Viviamo da cristiani questo Natale. Ricordiamoci che l’uomo è la sorgente di ogni tenebra. Gesù viene a illuminare le coscienze e a ricordarci che il male scomparirà da mezzo a noi nella misura in cui ciascuno si impegnerà a sradicarlo dal suo cuore. Buon Natale!

Don Giovannino

La Redazione