Parrocchia Santa Barbara Villacidro
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La riforma liturgica e la Messa secondo il vecchio messale
 

A partire dal 14 settembre prossimo si potrà di nuovo celebrare la messa in latino secondo il formulario, vecchio di secoli, riproposto per l’ultima volta da papa Giovanni nel 1962. E’ stato Papa Ratzinger il sette luglio scorso a decretarne il ripristino con una lettera ai vescovi di tutto il mondo. Ne parlo per dovere di informazione e per rispetto di quei parrocchiani (pochi per la verità) che mi hanno chiesto dei chiarimenti. Per sgombrare il campo dagli equivoci, il Direttore della Sala Stampa Vaticana, all’indomani dalla pubblicazione del “Motu proprio” (così si chiama il tipo di documento), ha detto che il Papa non ha inteso né proporre, né imporre alcun ritorno al passato e tanto meno indebolire il Concilio che invece ha rinnovato – e profondamente – la comprensione della liturgia eucaristica. Il Papa, – ha precisato Padre Lombardi, - ha voluto offrire a chi ne sente un profondo e motivato desiderio, la possibilità di celebrare la liturgia secondo la forma del rito romano dell’antico messale, unicamente per favorire la personale crescita spirituale. Dunque, va subito chiarito, che non è motivo valido per un ritorno al vecchio messale la nostalgia del latino o del canto gregoriano e ancora meno il desiderio di rivivere il fascino del “misterioso” e del chiuso che si respirava un tempo quando si celebrava con i formulari in latino. Simili premesse fanno capire che in queste disposizioni si nascondono anche dei rischi. Ad esempio, c’è il pericolo di una reale chiusura di fronte a quanto il Concilio aveva espressamente richiesto e cioè di facilitare il più possibile la comprensione tra i fedeli della Parola di Dio. Non si dimentichi, infatti, che è grazie al rinnovamento liturgico voluto dal Concilio che si è favorita in misura più abbondante la conoscenza dei testi sacri. Con la messa in latino, inoltre, verrebbe di nuovo trascurata la “preghiera dei fedeli” e si tornerebbe a un’unica preghiera eucaristica, e cioè al Canone Romano.
Ma forse ai lettori quello che maggiormente interessa, visto che queste disposizioni stanno per entrare in vigore, è sapere dove e quando si può di nuovo celebrare la messa in latino di un tempo.
Dove si può celebrare. Intanto occorre distinguere tra la messa celebrata dal sacerdote senza la presenza di fedeli e quella con concorso di popolo. Infatti, quando si tratta di messa senza popolo, il sacerdote può usare indifferentemente il messale che vuole (in italiano o in latino), senza che abbia bisogno di alcun permesso. Quando invece la messa contempla la partecipazione dei fedeli, il criterio da seguire è quello del “bene delle anime”. Ne consegue che se la Messa “ordinaria” (cioè quella in vigore attualmente) viene celebrata con la dovuta cura, non c’è bisogno di richiedere e di passare al rito “straordinario” , e quindi alla messa in latino preconciliare. Tuttavia, qualora esista un gruppo di credenti aderente alla precedente tradizione liturgica che richiede la celebrazione della messa secondo il vecchio formulario, egli è invitato ad accogliere con disponibilità tale desiderio purché i motivi della richiesta siano validi. Il documento del papa afferma anche che i vescovi, se lo ritengono opportuno, possono “erigere una parrocchia … per le celebrazioni secondo la forma più antica”.
Quando si può celebrare. Il sacerdote che celebra in forma privata può farlo sempre. Si può fare altrettanto anche quando c’è la presenza dei fedeli purché esista una reale necessità e cioè il bene degli stessi fedeli. In teoria quindi la si potrebbe celebrare anche in circostanze particolari (ad es. matrimoni e funerali). Il documento papale addirittura stabilisce che, qualora lo esiga il bene delle anime, è possibile anche utilizzare il vecchio rituale per l’amministrazione dei sacramenti.
Concludo osservando che mi resta francamente difficile individuare i motivi che potrebbero, oggi, nel nostro contesto, spingermi a un ritorno al passato per venire incontro al “bene delle anime”. Sono convinto che se ci si lascia guidare dal semplice buon senso non si corre il rischio di creare confusione. Mi chiedo però quanto sia saggio mettere in conto il “buon senso” tra certe frange di laici e di clero.

 

Don Giovannino

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