Diocesi di Ales - Terralba


il santo rosario


 

"Il Rosario, un tesoro da riscoprire"

E' stato Leone XIII, con l'enciclica Supremi apostolatus del 1883, a consacrare alla Vergine del Rosario l'intero mese di ottobre. Paolo VI, nell'esortazione apostolica Recurrens mensis october (7 ottobre 1969), ha commemorato il quarto centenario della lettera apostolica Consueverunt romani pontifices di Pio V (17 settembre 1569), che in essa aveva illustrato e definito la forma tradizionale del Rosario.

"Questa preghiera non è sorta tutta d'un colpo. L'origine remota del Rosario (XI secolo) va ravvisata nell'esigenza di far partecipare alla preghiera del Salterio i laici o conversi illetterati: invece dei 150 salmi, essi recitavano 150 Padre nostro o, in un secondo momento, 150 Ave Maria. Un manoscritto del 1243 chiama Salterio della beata Maria la recita di tre cinquantine di Ave Maria" (De Fiores). Il domenicano Alano de la Roche (+ 1478) diede alla preghiera la struttura molto simile a quella tuttora in uso: 15 decine di Ave Maria, con un Padre nostro all'inizio di ciascuna decina e la contemplazione di altrettanti Misteri della salvezza. Mancava ancora la preghiera del Gloria, che fu inserita nel XVII secolo. Fu Pio V (1569) ad introdurre la seconda parte — «Santa Maria» —; il Rosario divenne così anche una preghiera d'intercessione [ricordiamo che la prima parte è la fusione del saluto dell'angelo Gabriele e di Elisabetta a Maria: Lc 1,28.42]. "Su questa scia si sono aggiunte varie giaculatorie: «Sia benedetta la santa e immacolata concezione della beatissima Vergine Maria Madre di Dio...»; «Lodato sempre sia...», e infine, dopo le apparizioni di Fatima,: «Gesù mio, perdona le nostre colpe...». Con la lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae (16 ottobre 2002) Giovanni Paolo II ha aggiunto il ciclo dei Misteri della luce,incentrati sulla vita pubblica di Gesù.
"Il Rosario, un tesoro da riscoprire"
Alcuni anni fa, una lettrice di Famiglia Cristiana, chiedeva: "Che valore ha la recita di una preghiera così ripetitiva come il Rosario?". Anche san Luigi Maria di Montfort (1673-1716) — autore del famoso Trattato della vera devozione alla Santa Vergine — riferisce di critiche che circolavano ai suoi tempi: "Dire il Rosario fa bene per le donnette ignoranti". Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, scrive che "si potrebbe essere tentati di ritenere il Rosario una pratica arida e noiosa" (n. 26). "Per comprendere il Rosario — risponde — bisogna entrare nella dinamica psicologica che è propria dell'amore. Una cosa è chiara: se la ripetizione dell'Ave Maria si rivolge direttamente a Maria, con Lei e attraverso di Lei è in definitiva a Gesù che va l'atto di amore. La ripetizione si alimenta dal desiderio di una conformazione sempre più piena a Cristo, vero 'programma' della vita cristiana" (ivi).
Il Rosario è, dunque, un tesoro da riscoprire, perché è "il compendio di tutto quanto il Vangelo" (Pio XII), perché "preghiera di orientamento nettamente cristologico" (Paolo VI, Marialis cultus, 46), perché "preghiera spiccatamente contemplativa" (Rosarium Virginis Mariae, 12), perché richiama "l'essenziale, introducendo l'animo al gusto di una conoscenza di Cristo che continuamente attinge alla fonte pura del testo evangelico" (ivi, 24), e anche perché "si può dire così che ciascun mistero del Rosario, bene meditato, getta luce sul mistero dell'uomo" (ivi, 25).

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