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I Samaritani: chi erano, chi sono?
 

Tra le parabole del Vangelo, particolarmente significative sono quella del Buon Samaritano che ci insegna l’amore al prossimo e l’episodio in cui Gesù chiede da bere alla Samaritana. Tante volte ci siamo chiesti chi fossero questi Samaritani di cui il Vangelo di Giovanni dice: “I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani …” La Samarìa era una regione della Palestina tra la Galilea e la Giudea, una regione montuosa con delle belle vallate che arrivano al fiume Giordano. In Samaria gli Israeliti arrivarono intorno al 1250 a. C. Per la sua posizione fu scelta come luogo dove porre l’Arca dell’Alleanza, santuario mobile che conservava le tavole della legge. Giosuè, terminata la conquista della terra di Canaan, convocò tutto il popolo in Sichen, al centro della regione e lì fu rinnovata l’alleanza con Javhè. Qui Abramo innalzò il primo altare consacrato a Dio, qui trovò riposo il corpo del patriarca Giuseppe e Giacobbe vi si stabilì con i suoi greggi. Il dominio completo della Samaria fu sotto il regno di Davide e Solomone, ma alla morte di questi la regione si ribellò e nell’880 a.C. il regno venne diviso in due stati: il regno d’Israele e il regno di Giuda. I Giudei non riconobbero mai ai Samaritani lo statuto di Ebrei ed ebbero sempre verso di loro disprezzo e rivalità. Nel 721 il regno fu spazzato via dagli Assiri, la Samarìa assediata e vinta e gli Israeliti deportati in Assiria. Nei territori vennero inserite altre popolazioni, vi si stabilirono colonie assire, e con gli Israeliti rimasti ci fu un miscuglio e una fusione di razze che si definivano Samaritani e non Ebrei. Distrutto anche il regno di Giuda, la Samarìa fu prima provincia babilonese poi persiana, infine greca. Nel tempo ci fu sempre ostilità tra i Samaritani e i Giudei che si aggravò con la distruzione, nel 128 a. C., del tempio sul monte Garizim, il luogo più sacro per i Samaritani, i quali non riconoscevano il tempio di Gerusalemme per l’adorazione a Dio, convinti che il loro monte prescelto da Dio fosse il centro del mondo, il luogo dove approdò l’Arca di Noè, dove Abramo si recò per sacrificare il figlio Isacco e Mosè ricevette da Dio le Tavole della Legge. Per i Samaritani dunque non esisteva altro luogo più sacro del monte Garizim e altra Legge oltre la Torah, ossia il Pentateuco, i primi cinque libri della Bibbia, convinti che ogni parola fosse stata scritta da Mosè, il patriarca più venerato. Dopo la morte di Gesù il diacono Filippo si recò in Samarìa predicando la Parola di Cristo, tutti prestavano attenzione alle sue parole e molti furono i miracoli operati. Quando si seppero questi fatti a Gerusalemme gli apostoli inviarono Pietro e Giovanni perché pregassero su di loro invocandone lo Spirito Santo. Oggi l’ultima comunità al mondo dei Samaritani è di circa 700 individui. La metà di questi vive tutto l’anno sul monte sacro, il resto si è stabilito in una comunità fondata nel 1954 vicino a Tel Aviv. Sul monte, alla vigilia di Pasqua si riuniscono tutti per i preparativi; si cuoce il pane azzimo non lievitato prima che inizi la festa, come nelle moschee la sinagoga è coperta di tappeti. Non ci sono donne poiché loro non si rivolgono a Dio in pubblico, la Religione è un affare maschile e le donne sono a casa ad ultimare le pulizie, affinchè nulla di lievitato rimanga. Intanto il fuoco è acceso in profonde buche per cuocere gli agnelli. Si intonano canti che ricordano l’esodo degli Ebrei dall’Egitto. Molti curiosi seguono la cerimonia che, più che una festa sacra, sembra una sagra. Vicino al sommo sacerdote siedono i rappresentanti delle altre Chiese: un rabbino, un prete cattolico, un ortodosso e un iman palestinese. Compiuto il sacrificio, tutti si abbracciano e cantano le preghiere dell’esodo invocando Mosè e i Profeti, mentre nei forni cuociono gli agnelli e si bruciano le frattaglie considerate impure. Ogni famiglia torna a casa con il proprio agnello cotto deposto sulle erbe amare. Nei 7 giorni che seguono la Pasqua si celebra la festa del pane azzimo per fare memoria dell’Esodo, in questi giorni non è permesso di mangiare cibi preparati o lievitati, ma solo frutta, verdura, dolci fatti in casa e carne, tutto è cucinato prima della festa. Il settimo giorno alle tre del mattino la comunità si ritira a pregare nella sinagoga. Poi gli uomini con le lunghe tuniche bianche salgono al monte Garazim tra canti aramaici e preghiere per un’altra Pasqua di Pace.

 

Mariolina Lussu

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