A partire da quest’anno, una delle novità pastorali che la parrocchia intende avviare è la collaborazione con le famiglie che hanno figli in tenera età (da zero a sei anni) allo scopo di aiutarle nell’azione educativa religiosa. Con il battesimo – di cui chiaramente il bambino non ha alcuna coscienza – i genitori scelgono di impegnarsi, con il sostegno della comunità, dei padrini e delle madrine, a educare i propri figli cristianamente. Questo perché l’educazione religiosa va promossa già dai primi anni di vita. Ora questa formazione non si identifica con la trasmissione di verità di fede o di insegnamenti morali. Il bambino, - ci dicono gli esperti. – possiede una grande sensibilità nel cogliere i messaggi che gli provengono dal mondo esterno. Per questo è fondamentale il rapporto che si instaura tra padre, madre e il bambino. La realtà circostante viene accolta con più o meno positività a seconda di come gliela fanno percepire il papà e la mamma. E così pure la fede, ovviamente attraverso segni e gesti adeguati alla sua età. Faccio questa premessa perchè mi auguro che tanti genitori accettino la proposta della comunità parrocchiale. Sono infatti convinto che l’apertura alla fede, sul piano educativo, è essenziale al bambino alla pari dell’affetto di cui lo circondiamo e del cibo. La vita è sempre un dono di Dio e il battesimo, se scelto per fede e non per rispetto “de su connottu”, sta a significare che si è presa coscienza di essere chiamati ad avere cura di tutta la persona del proprio bambino: del suo corpo e della sua coscienza. Concretamente, l’iniziativa penso di attuarla attraverso alcuni incontri durante l’anno (due o tre) e l’invio di schede attive contenenti spunti e suggerimenti per l’educazione religiosa in famiglia. Tali sussidi terranno conto dell'età del bambino. Il progetto spero di realizzarlo con il sostegno di coppie volontarie della parrocchia, a partire dal prossimo mese di ottobre.
|
