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CARNEVALE: tradizioni e allegria

I festeggiamenti del Carnevale hanno un'origine molto lontana, probabilmente nelle feste religiose pagane, in cui si faceva uso delle maschere per allontanare gli spiriti maligni. Con il cristianesimo questi riti persero il carattere magico e rituale e rimasero delle semplici forme di divertimento popolare con caratteristiche diverse da regione a regione. Con il passare degli anni alcune tradizioni sono andate perdute, altre si sono adeguate alle nuove abitudini della vita, tuttavia il gusto del travestimento e della trasgressione non sono mutati e ciò che non è permesso durante tutto l’anno è lecito a Carnevale. In tutte le sfilate si respira un’atmosfera di allegria e divertimento, i balli a ritmi di musiche assordanti sono l’imperativo, il tutto favorito dall’uso delle maschere.
Ma, se nel carnevale versione moderna la fanno da padrona i colori sfavillanti dei costumi, delle luci e dei coriandoli, il carnevale Barbaricino, legato ai cicli della morte e della nascita della natura, conserva ancora quel sapore arcaico ed un grande interesse storico. Uomini col viso annerito dal carbone o coperto da maschere lignee dall’aspetto orrido, indossando pelli di pecora e con un carico di campanacci sulle spalle, rappresentano in chiave grottesca il rapporto uomo animale riproponendo quel sistema economico-sociale della Barbagia, fondato soprattutto sulla pastorizia.
I riti ancestrali che vengono ancora riproposti in varie località della Sardegna ci regalano una magica teatralità con le figure dei Mamuthones e gli Issocadores nel carnevale di Mamoiada, i Merdules e i Boes di Ottana, i Thurpos di Orotelli, i Mamutzones di Samugheo. Si tratta di maschere per certi versi simili, incentrate sul rapporto uomo animale e ricche di un particolare fascino grazie al mistero che le avvolge.
I Mamuthones, danno inizio alla festa del Carnevale con le loro prime apparizioni il giorno della festa di S.Antonio Abate, il 17 gennaio, per chiudere con la festa del martedì grasso che precede il mercoledì delle Ceneri sfilando per le vie a passo ritmico, quasi ipnotico, con salti e colpi di spalla, curvi sotto il peso dei campanacci che risuonano cupamente.
Ma il Carnevale tradizionale sardo non si ferma alla Barbagia, a Santulussurgiu si svolge una sorta di corsa equestre chiamata “Sa Carrela ‘e nanti”; a Ghilarza, “Su Carruzu a s’antiga”con le tradizionali maschere “a lentsolu”; a Orani “Su Bundu”, a Bosa “S’attitidu”.
Di spettacolare interesse è senzaltro la Sartiglia di Oristano. Qui, non troviamo più maschere dalle sembianze animalesche, ma cavalli e cavalieri in preziose fogge che si sfidano nella corsa per infilzare con la spada il maggior numero di stelle d’argento. A capo della corsa c’è "su Componidori", elegantemente vestito secondo un lungo rituale. Dal numero delle stelle che i cavalieri, al galoppo, riusciranno ad infilzare, i contadini del luogo avranno un raccolto dei campi abbondante o scarso. Anche qui, è evidente che i riti di Carnevale rispecchiano tradizioni antiche e pagane legate alla fertilità della terra e alla riuscita del raccolto. Di fatto, comunque lo si voglia trascorrere, il Carnevale, tradizionale o moderno, è il periodo più pazzo dell’anno, una grande occasione di divertimento prima del periodo della Quaresima.

Mariella Bolacchi

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