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Lottare contro le ingiustizie: un dovere di tutti

Anche quest’anno è arrivato il Primo Maggio, una giornata piena di significato e di speranza, si è tenuto il solito concerto in Piazza San Giovanni a Roma, ma quest’anno c’era qualcosa in più, forse perché sto crescendo la mia attenzione si è spostata al vero fulcro di questa giornata e non solo ai cantanti; il tema di questa manifestazione è stato “Lavoro, sviluppo, Costituzione e libertà dalle mafie”, con un occhio puntato alla Locride, una zona bellissima della Calabria per paesaggi e mare, ma diventata famosa per la mafia che qui ha mietuto molte vittime. I cittadini però si stanno ribellando, non vige più l’omertà e soprattutto i giovani stanno facendo sentire la loro voce, non vogliono arrendersi, infatti dopo l’uccisione dell’onorevole Francesco Fortugno, i ragazzi della Locride hanno dato vita ad un movimento antimafia e hanno fatto delle manifestazioni in cui non hanno avuto paura di gridare il loro dissenso, è famoso lo striscione con su scritto “e ora ammazzateci tutti” portato dai ragazzi durante un corteo proprio all’indomani dalla morte di Fortugno. Il loro messaggio è chiaro, abbiamo il dovere di contrastare tutte le mafie, perché la mafia non è solo quella calabrese o del sud, ma è l’illegalità in generale e la pressione mafiosa viene resa più difficile interessandoci attivamente alla vita pubblica, quindi siamo tutti chiamati in causa per resistere a ogni tipo di violenza e ingiustizia. La ‘ndrangheta ha commesso attentati anche contro le cooperative sociali antimafia del Vescovo Bregantini di Locri, è stato distrutto più di un ettaro di piante di piccoli frutti nella serra chiamata Frutti del Sole, vicino a San Luca. Il Vescovo ha condannato il gesto affermando fermamente: “Distruggere la campagna è un atto contro Dio, nostro Creatore. È una bestemmia contro il cielo. Ed è un'orrenda offesa a quel giardino, la Calabria, che Dio ha affidato alle mani di tutti i Calabresi per trarne ricchezza e dignità”. In Calabria, terra segnata ferocemente dalla criminalità organizzata, la gente ha deciso di reagire, a capo di questa “rivolta” ci sono i giovani, che dicono “NO” ai capi delle cosche che considerano quei territori di loro proprietà. Dopo l’omicidio Fortugno, i Sindaci della Locride, durante una riunione straordinaria del Consiglio Regionale, impietriti e ormai quasi privi di speranze hanno affermato: "Noi ce ne andiamo, che lo Stato mandi pure i suoi commissari straordinari a sostituire noi tutti e metta anche un maresciallo dei carabinieri in ogni consiglio comunale", dalle loro parole emerge il dolore profondo e un senso di impotenza, sono stati tutti vittime di intimidazioni da parte della mafia e ormai sono stanchi. Ci si augura che in futuro lo Stato faccia qualcosa per aiutare concretamente tutte le vittime delle ingiustizie della illegalità, perché queste persone non vogliono chinare il capo di fronte a simili soprusi.

Francesca Ortu

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