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L'arte di educare
       
Alla maestra che l’ha mandata a chiamare perché il suo bambino di cinque anni fa solo capricci ed è molto turbolento, la mamma assicura subito la propria disponibilità a collaborare. E rivolgendosi al figlio, fa qusta proposta: “Se fai da bravo, ti compro il gioco per la play station che volevi [il gioco conteneva una storia di guerra molto violenta]”. Altro esempio: Non sono rari i genitori che in presenza di adulti, per fare stare quieti i propri piccoli, li minacciano dicendo: “Stai fermo, non toccare, se no il signore ti picchia!”.
Mi sono voluto introdurre con questi esempi, - ma la casistica sarebbe lunghissima, - per riflettere su un problema, sempre attuale e difficile, quale è l’arte di educare e sui rischi che ne derivano per la persona sul piano del comportamento. Nel secondo esempio l’azione educativa privilegia la minaccia e la paura (“se non ti comporti bene, verrai punito”) e chiaramente non può essere approvata. Nel primo caso, invece, la negatività risulta ancora più evidente. La mamma infatti sbaglia doppiamente perchè, per tenere buono il figlio, non solo si lascia ricattare da lui, concedendogli ciò che capricciosamente vuole, ma poi gli promette anche un gioco violento e, dunque, non idoneo a fargli superare la turbolenza e la litigiosità. Cosa dire ancora di quei genitori che pregiudizialmente difendono i propri figli sempre e comunque, anche quando a lamentarsi sono gli educatori che essi stessi hanno scelto come loro collaboratori (insegnanti, catechiste, animatori)?
Comprendo che non è facile per nessuno inculcare il senso del rispetto per l’altro con la certezza che il proprio figlio non arriverà mai a commettere azioni offensive e gravi nei confronti di terzi. Le carenze educative infatti possono essere dovute a vari fattori e circostanze e non solo alla superficialità di vita dei genitori. E’ però altrettanto vero che l’esempio conta molto e che, di conseguenza, la situazione peggiora proprio là dove a monte c’è una famiglia e un ambiente disagiato. Il bullismo è ormai piaga che coinvolge anche tanti bambini delle elementari. Ne resta vittima soprattutto chi, nel rapportarsi agli altri, ama esprimersi prevalentemente con la violenza. Le cause di questo fenomeno, allarmante perché in continua crescita, sono molteplici. Dai modelli negativi che provengono dalla società, agli spot pubblicitari, fino agli spettacoli televisivi e a certi videogiochi. Se non si è accorti e critici, è facile subire il bombardamento di volgarità e di falsi valori dei media e dell’ambiente che induce a ritenere tutto lecito.
E i genitori? Talvolta credono di amare i figli e quindi di non avere nulla da rimproverarsi perché danno ad essi ogni contento. Altre volte si limitano ad affidarli alla tivù, ai cellulari e a compagnie non verificate e controllate perché credono che si debba comunque dare fiducia. Molto spesso, infine, assumono atteggiamenti di superprotezione eccessivi. E queste carenze educative, purtroppo, vanno diffondendosi anche là dove meno te l’aspetteresti. Perché allora non sensibilizzarsi al problema? Perché non aprirsi più fiduciosamente alla collaborazione con tutte le agenzie educative presenti nel territorio? A che servirebbero, infatti, eventuali, tardive giustificazioni del tipo: “Mai avrei pensato che mio figlio fosse capace di queste azioni”. Non basta essere famiglie normali e dedite al lavoro. Occorre dialogare con i figli, conoscere la loro vita, i loro amici, i loro interessi e le loro azioni, senza pause, deleghe e supposizioni fuori luogo.

 
Don Giovannino
   
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