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Il giorno della memoria al Liceo "Piga"
       

Penso che le parole più sagge che ho sentito quest’anno nell’anniversario dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz (27 gennaio) siano quelle di mia nipotina. E di parole se ne sono dette tante, qualcuno ne ha detto anche troppe, magari affogandole in un buonismo che al massimo ci commuove superficialmente, ma non scuote la nostra coscienza collettiva di uomini e donne. Cosa ha detto mia nipotina? Ha detto che le persone cattive che hanno compiuto e compiono atti del tipo di quelli compiuti nei campi di concentramento, e si riferiva in particolar modo a Hitler, non sono degni di avere l’iniziale del loro nome scritto in maiuscolo. Parole semplici di una bambina di 8 anni appena compiuti, ma di una profondità e saggezza tali da lasciare ammutoliti insegnanti, genitori e pure me, una sapienza degna del salmista: «Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli» (Sal 8, 3). Di fronte alla Shoah possiamo solo tentare di tener vivo in noi la memoria di ciò che l’uomo è riuscito e riesce a compiere quando nel suo cuore dimora l’odio ingiustificato nei confronti del suo simile. Anche il Liceo “Piga” di Villacidro ha fatto la sua parte per contribuire a tener viva questa memoria, preparando già da alcuni mesi la ricorrenza del 27 gennaio attraverso un concorso interno all’Istituto che aveva come obiettivo stimolare la riflessione personale e di gruppo. Al tema generale della memoria dell’olocausto si è voluto dare il sottotitolo “Discriminazione: il volto di ieri, il volto di oggi” per diffondere tra i giovani la cultura dei diritti umani e della convivenza pacifica dei popoli, bandendo ogni palese o nascosto tentativo di intolleranza, razzismo, indifferenza. Ed è così che da oltre due mesi ci si è preparati all’evento, studenti e docenti insieme, utilizzando carta e penna o il PC, il saggio breve sul tema della multiculturalità o la presentazione multimediale sulle storie di persone coinvolte nella Shoah, la fotografia o la cartolina che attraverso il linguaggio delle immagini spingono a pensare. La manifestazione vera e propria si è svolta il giorno dopo la data stabilità per legge, ossia sabato 28, quando tutti insieme studenti e docenti, personale e comitato genitori ci si è ritrovati nella palestra della Scuola Media. Una partecipazione corale e compatta per dire “No” ad ogni tipo di discriminazione. Ha aperto la cerimonia il saluto del dirigente scolastico Albina Putzu seguito dalla presentazione del programma della mattinata da parte degli studenti e da una presentazione multimediale di introduzione al tema che ci ha fatto riascoltare il famoso discorso di Martin Luther King (I have a dream) dell’agosto 1963. Ha poi preso la parola il sig. Modesto Melis di Carbonia che ha raccontato la sua esperienza di internato nei campi di concentramento di Mauthausen e Gusen negli anni 1944 – 1945. Assieme alla testimonianza del sig. Melis ha riscosso molto successo la presenza di un gruppo musicale di giovani senegalesi, i Guney Africa, che vivono e lavorano a Cagliari già da diversi anni e che sono stati invitati per dire la loro esperienza di immigrati. Hanno accettato con entusiasmo e con le parole e con la musica hanno conquistato da subito il pubblico. Il resto della mattina è volato con la visione di alcuni lavori multimediali, la lettura di alcuni brani o poesie, alcune canzoni e brani musicali a tema e una piccola coreografia che ha unito il ritmo tribale dei Guney Africa e la danza classica di un’alunna del Liceo. La coreografia si è conclusa con un gesto significativo: i due giovani insieme hanno sollevato un mappamondo quasi a dire che è possibile collaborare al di là delle differenza di cultura, etnia, lingua per ridare speranza al nostro pianeta. Il pomeriggio i locali del Liceo sono rimasti aperti per permettere a tutti di visitare la mostra allestita: fotografia, cartelloni, cartoline e pure una rassegna cinematografica che è durata alcuni giorni. Raccontata così questa giornata sembra una delle tante. Restano emozioni, sensazioni, sentimenti, ma anche valori forti che possono diventare concreti, tangibili, possono diventare futuro nuovo e migliore per questi giovani oggi studenti, ma domani chiamati in prima linea per farlo diventare realtà.

 
don Giovanni
   
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