Parrocchia Santa Barbara Villacidro
Piazza S. Barbara, 2 -- 09039 Villacidro (CA) ITALIA Tel. e fax: +39 070932018
Santa Barbara Villacidro
                   
               
 
siete in: home > IL GIORNALINO > dicembre 2006 > Presepio in famiglia
     

Presepio in famiglia per adorare Dio e crescere nella fede

Il presepio in casa, già durante la sua realizzazione, crea un clima di gioiosa attesa del santo Natale da parte di tutti i componenti della famiglia, è motivo di riflessione sul suo significato e sul senso della vita, è testimonianza visibile di una grande verità e costituisce punto di riferimento per l’educazione alla fede cristiana dei nostri bambini.
La parola praesepium in latino significa recinto chiuso, mangiatoia e da essa ha preso nome nel Medioevo la rappresentazione della Natività. I primi a descrivere questo grande evento sono stati gli evangelisti Luca e Matteo, il primo dei quali parla dell’umile nascita di Gesù, “in una mangiatoia perché non c’era posto per essi nell’albergo” ed entrambi narrano dell’annuncio degli Angeli ai pastori e dei Magi venuti da oriente seguendo la stella per adorare il Bambino.
Questo mistero di Dio fatto uomo che nasce in modo così umile ha sempre colpito la fantasia umana fin dal periodo paleocristiano con le effigi parietali del terzo secolo nel cimitero di S. Agnese e nelle catacombe di Pietro e Marcellino e di Domitilla in Roma, che ci mostrano la natività e l’adorazione dei Magi. A partire dal quarto secolo la Natività è divenuta uno dei temi dominanti dell’arte religiosa attraverso la quale, via via, l’iconografia si è arricchita di altri personaggi con significati allegorici, come il bue e l’asino, aggiunti da Origene, interprete delle profezie di Abacuc e Isaia, quali simboli del popolo ebreo e dei pagani. Nelle rappresentazioni non mancavano gli Angeli, esempi di creature superiori, i pastori come l’umanità da redimere e naturalmente Maria e Giuseppe, rappresentati ben presto anch’essi in atteggiamento di adorazione per sottolineare la regalità del Bambino.
I nomi dei Magi, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, sono da attribuire ad una tradizione armena, mentre il numero di tre, fissato da San Leone Magno, rappresenterebbe le tre età dell’uomo, cioè la gioventù, la maturità e la vecchiaia, oppure secondo alcuni Padri, le tre razze in cui in base alla tradizione biblica si divideva l’umanità: la semita, la giapetica e la camita. Anche i doni dei Magi sono interpretati con riferimento alla duplice natura di Gesù e alla sua regalità: l’incenso per la sua divinità, la mirra per il suo essere uomo, l’oro perché dono riservato ai re.
In epoca medioevale la grotta veniva utilizzata per il ricovero degli animali, da qui la rappresentazione di essa in ogni presepio figurato o plastico in seguito alla tradizione inaugurata da S. Francesco con la sua rappresentazione scenica naturale di Greccio nel Natale del 1223.
E’il caso di aggiungere qualcosa sulla figura dei pastori, i personaggi che hanno contribuito a dare del presepio un’immagine agreste ed arcadica, che godono della nostra ammirazione e con i quali ci identifichiamo facilmente. Di essi non si conosce numero e nome. Pascolavano i loro greggi nei colli intorno a Betlemme; al tempo di Gesù erano considerati impuri perché convivevano con gli animali e comunque il loro mestiere da nomadi impediva loro di frequentare le sinagoghe e di osservare le prescrizioni rituali. Erano inoltre considerati ladri per la loro mancanza di rispetto delle proprietà terriere. Quindi attorno alla nascita di Gesù si sono radunati gli esclusi del culto, gli emarginati e gli impuri. I guardiani di pecore erano sporchi, non solo per mestiere ma anche per l’inosservanza delle pratiche di purificazione ebraica; la loro testimonianza non era ritenuta valida in tribunale, esattamente come quella di ladri e usurai. Inoltre mercenari erano e si dimostravano, abbandonando il gregge al primo pericolo. Diremo oggi che erano dei “poco di buono”; tuttavia proprio loro sono stati i primi ad essere chiamati intorno alla mangiatoia dove giaceva il Salvatore. Nel racconto evangelico l’Angelo reca l’annuncio ai “pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge”. Dunque i pastori erano le sentinelle per eccellenza.
Proprio da loro quindi, dagli esclusi, dai vagabondi e dai malfattori, per primi, Gesù si è lasciato adorare! Questo ci fa riflettere e ci consola, perché significa che Dio accoglie e ama tutta l’umanità e gradisce essere adorato da coloro che credono ingiustamente di non essere degni di farlo!

Dina Madau

<<Torna ai titoli
 
 
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
     
         
                 
sito realizzato da: Francesco Chia      
Copyright ©2004