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La testimonianza cristiana e i mutati contesti

Il termine “globalizzazione”, ormai, è sulla bocca di tutti e sembra fare intendere che il mondo sia diventato – finalmente! – una famiglia che cammina unita verso una ideale terra promessa. E’ una bugia. In realtà essa lascia molti ai margini della strada e non solo nei paesi poveri… Un conto, infatti, è pensare alla globalizzazione dei viaggi, dell’arte, delle bellezze naturali, un altro fare i conti con le grandi sfide legate agli investimenti, ai profitti e al lavoro. Essa, di fatto, ci ha imprigionati in una morsa di problemi che non risparmia neanche le tensioni interreligiose. Tutto si frantuma rapidamente e al posto di linee orientative comuni si impongono strategie meramente opportunistiche. Istituzioni e codici comunicativi si differenziano sempre di più e, quel che è peggio, senza nemmeno rispettare una qualche forma di interdipendenza tra di essi. Pensiamo, ad esempio, alla modernizzazione in atto nella nostra società occidentale. Le esigenze sia individuali che collettive risultano non solo in costante crescita, ma spesso anche in conflitto tra loro. Ciascuna di esse diventa espressione di una particolare visione della realtà e questo porta ad affrontarle e a gestirle in maniera differente a seconda dei contesti culturali. La testimonianza cristiana e i mutati contesti
Tranquillizzo subito i lettori. Non è mia intenzione propinarvi ragionamenti astratti e astrusi, ma riflettere su come il cristiano può, oggi, testimoniare la fede dentro questa nuova situazione sociale e culturale. La risposta potrebbe sembrare semplice, ma non lo è affatto. Oggi nel vissuto, ciascuno di noi deve fare i conti con “tutto e il contrario di tutto”, con trasformazioni cioè che toccano ogni aspetto dell’esistenza, dell’etica, dell’economia e di quant’altro. Si tenga poi conto che tra i promotori dei cambiamenti, nel bene e nel male, ci sono anche tanti cristiani. Come vivere, allora, la propria fede? Intanto va allontanata la tentazione di volere tornare nostalgicamente a un passato che non esiste più. L’essere cristiani non ci protegge da questa conflittualità. Occorre perciò prendere coscienza della nuova condizione in cui il credente è chiamato a vivere la sua fede in Gesù crocifisso e risorto. La realtà costringe più che in passato a diventare responsabili della propria libertà, anche se i costi sono elevati. Ciò, però, rende più esaltante e più bella la testimonianza del cristiano. Facciamo un esempio. Pensiamo al valore del tempo nella vita di ciascuno di noi. Nonostante il vertiginoso progresso delle strumentazioni tecniche in nostro possesso, il tempo ci manca sempre di più. “Non ho tempo neppure per respirare”. La pensano così tutte le categorie: la casalinga e l’imprenditore, lo studente e il bambino, il professionista e il commerciante. Dove è andato a finire questo benedetto tempo? Perfino il così detto “tempo libero” si è trasformato in qualcosa di stressante e di schiavizzante con un numero impressionante di morti nei fine settimana che sembrano bollettini di guerra. Per non parlare dell’aumento delle malattie cardiache e delle nevrastenie così difficili da dominare. O ancora che cosa pensare di una società effimera e schiava del mito dell’apparire quando ci spinge a spendere il tempo soltanto per soddisfare bisogni e desideri? Quando, per non pensare all’immensa risorsa che è la nostra libertà, ci incoraggia a riempirci di consumi, di viaggi, di televisione, di centri commerciali anche la domenica? Forse che la persona assennata, soltanto perché l’attuale contesto invita a relativizzare la propria identità e le proprie radici, accetterà di non pensare più o di non analizzare con sincerità la propria vita? Al contrario, non smetterà di riflettere che mentre viviamo all’interno di un mondo che passa e che finisce, dentro di noi continuiamo a coltivare un desiderio insopprimibile di infinità. Anche il cristiano, perciò, come ogni persona responsabile, è chiamata a non lasciarsi travolgere dai cambiamenti, ma a restare se stesso, pur vivendo dentro a quel mondo. Non è facile, e per questo ancora più appagante e liberante.

Don Giovannino

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