Dopo un autunno straordinariamente mite, si affaccia il freddo umido e pungente dell’inverno. Il passo si fa più frettoloso, i giorni più corti e ogni cosa sembra come inghiottita dal buio di un cielo senza stelle. Dal canto loro, i rami stecchiti e spogli degli alberi sembrano evocare la morte. Proprio nel bel mezzo del rigore invernale, da due millenni, la nostra Europa, - dalle scintillanti metropoli al più sperduto dei villaggi, - si anima come d’incanto. E’ il prodigio del Natale che si avvicina.  So bene che molti, questo evento, lo hanno ormai svuotato dei suoi contenuti più veri e sostituito con surrogati che paiono meglio rispondere alle attese di felicità di cui l’uomo è costantemente alla ricerca. Musiche, luci, colori, vetrine sfavillanti, alberi colmi di regali e, ancora, stelle, angeli, presepi. E’ così dappertutto: a Villacidro come a Madrid o a Londra. Dovunque i cristiani ricordano che Gesù nasce per far rinascere il cuore di ogni uomo. Fanno festa, ma senza accontentarsi di ciò che luccica intorno a loro. Sanno che l’abbondanza delle cose, con il loro sfavillìo, non può bastare se l’animo resta sopraffatto dal buio e un moto di speranza non ci proietta al di là di ciò che vediamo e possediamo. Natale, allora, è disporsi ad accogliere il Mistero che si fa uno di noi e che giace in una mangiatoia amorevolmente vegliato da sua madre.
Mentre nei campi i semi di grano muoiono a se stessi per dare vit a mille nuovi germogli, anche noi siamo invitati ad accogliere la luce vera, quella che illumina il cuore e la mente e ha la forza di rinnovare la vita. Memoria fedele la nostra; memoria cristiana. Non solo rito esteriore, dunque, o addobbo ad uso consumistico, ma gioia attesa e condivisa perché ci è nato un bambino…
Con questo spirito, auguro a tutti voi, che siete la mia famiglia, un sereno Natale.
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