Parrocchia Santa Barbara Villacidro
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Santa Barbara Villacidro
                   
               
 
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EDUCARE: un'arte difficile

In un tempo come il nostro, nel quale vi è nel mondo una crisi di valori e un offuscamento della coscienza morale, è evidente una difficoltà di fondo, che sembra imporre alle famiglie e ai giovani modelli di vita e di comportamento per certi aspetti sempre più lontani da quelli cristiani tant’è che trasmettere dentro le mura domestiche il senso delle cose che contano, non è cosa semplice.EDUCARE: un'arte difficile Insomma, esser genitore oggi è considerato difficile, più difficile rispetto al passato. Eppure in tanta fatica domestica come genitori dobbiamo avere in mente che anche la crescita più serena ci mette prima o poi di fronte a qualche difficoltà, e che questo non deve scoraggiarci, ma stimolarci a cercare e a capire. Dobbiamo imparare a farci le giuste domande, se vogliamo trovare le giuste risposte, in quel particolare momento, dentro quella particolare situazione. Abbiamo già fatto la prima cosa buona: abbiamo dato ai nostri figli l'occasione per esistere! Ora il nostro compito è , per quanto possibile, attrezzarli per la vita, ricordandoci sempre che tutto ciò che facciamo ha lo scopo di prepararli ad andarsene per il mondo, e a vivere bene, cioè a sviluppare e a spendere con generosità i doni che hanno ricevuto. Per ogni genitore i propri figli sono il bene più caro e prezioso; sognano per essi un grande avvenire, ma perché sia così è necessario accompagnarli, essere modelli significativi proponendo loro, con la testimonianza del vissuto quotidiano, i valori che aiutano ad essere più umani, più buoni e più cristiani. Ecco perché l'impegno per l'educazione all'interno della famiglia è uno sforzo continuo a prescindere dalle posizioni raggiunte, perché, l’esperienza ci insegna, altre prospettive si presenteranno continuamente. Solo mantenendo la perseveranza, senza fermarci mai nel lungo cammino educativo, potremmo dire di aver raggiunto il nostro obiettivo. Certo, tocchiamo con mano tutti i giorni quanto sia difficile educare, non si finisce mai di imparare. E tale difficoltà è accentuata dal fatto che la nostra società è ricca di beni materiali, ma è diventata povera di verità, di valori e di ideali, e perfino di certezze su ciò che è bene e su ciò che è male. Inoltre è sempre più diffusa la cultura del tutto subito e a poco prezzo che disorienta i genitori scoraggiando l’impegno educativo. Ma è proprio la difficile situazione che rende più che mai necessario e insostituibile l’accompagnamento educativo dei figli da parte dei genitori.

Mariella Bolacchi

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Riflessioni sulla famiglia

Se è vero che al Convegno sulla Famiglia è emerso che quella italiana versa in una buona posizione, osserviamo anche da noi situazioni familiari anomale e molto problematiche. La famiglia tradizionale fondata sul sacramento del matrimonio o anche sul matrimonio civile, garantiscono sicurezza e protezione alla prole. Quando la serenità e l’accordo vengono a mancare per motivi che devono essere gravissimi, si cerca una soluzione che sia il meno nociva per la serena crescita dei figli. Ma in questi casi si assiste, talvolta, ad un rovesciamento totale del senso della famiglia. Questa si “allarga”, così si dice oggi e con tanta leggerezza. I figli non sono più in questi casi in cima ai valori dei genitori, la famiglia si scombina, si apre e si allarga sconsideratamente e non si valuta più il danno che ricade sui figli. Figli che perdono fiducia, sicurezza e la serenità a cui avrebbero diritto, mentre qualche volta devono fare da arbitro tra i due contendenti. Si sta perdendo oggi la pazienza, la mediazione, il dialogo, la tolleranza necessaria in qualunque convivenza. Stanno scadendo i valori della gentilezza, dell’aiuto reciproco, del rispetto, e capita anche che i figli non siano più al primo posto nella scala dei valori. Penso a tanto tempo fa quando la morte di un genitore determinava un grande dramma affettivo e spesso economico. Se veniva a mancare il marito e quindi il padre, la vedova doveva ingoiare le lacrime e trovare il modo di sostituire le braccia mancanti. Se era la madre a mancare, il compito era ancora più grave, specie se i figli erano tanti e di tutte le età. Eppure, avendo vissuto questa esperienza, posso dire che anche un padre solo può fare famiglia amando e curando la sua unità, trasmettendo gli insegnamenti e l’amore di una madre che non c’è più. E se si vivono i valori della collaborazione, dell’aiuto vicendevole, della carità fraterna, della fede, si è maggiormente preparati ad affrontare le avversità della vita.
Mi piacerebbe invitare chi leggerà queste riflessioni sulla famiglia a darci la sua opinione: comunicandoci le sue esperienze potrebbe non solo contribuire alla comune riflessione, ma anche esser d’aiuto a qualche giovane famiglia che vive un suo momento difficile.

M.L.

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