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Dopo il terremoto di "Calciopoli"

Non so se questo Sottovoce potrà interessare qualcuno, vista la mia poca dimestichezza con l’argomento che intendo trattare, quello della corruzione nel mondo del calcio professionistico con le concause in cui si trova immischiato e che rischiano di soffocarlo. Il 25 luglio, con la sentenza di seconda istanza, si è concluso (?) il così detto “processo a calciopoli”. Il tutto ebbe inizio nel maggio scorso, quando ancora non si erano conclusi i campionati, con le indagini avviate da varie Procure in seguito a una montagna di intercettazioni telefoniche che vedevano coinvolti uomini di spicco di società calcistiche, della federazione e del settore arbitrale. Come si sa, la sentenza di 2° grado ha di molto addolcito le condanne inflitte in prima istanza. Qualcuno ha parlato di “colpo diDopo il terremoto di "Calciopoli" spugna” e personalmente non so cosa pensare. Sta di fatto che, almeno sul piano dell’immagine, è stato avviato un rinnovamento che ha del rivoluzionario. Sono infatti bastati un paio di mesi per estromettere tutti i vertici federali, arbitrali e di Lega. Certo si è penalizzato il pubblico che è del tutto incolpevole e che, di fatto, finanzia il mondo del pallone.
Ma perché ne parlo? Intanto perché si tratta di una realtà che fa parte integrante della cultura italiana in quanto ha a che fare con il costume, il linguaggio e gli interessi di milioni e milioni di cittadini. E poi perché riguarda un settore di quel meraviglioso universo che è lo sport, da sempre palestra privilegiata per la formazione e la maturazione della persona nella sua vita di relazione. Dopo questo terremoto c’è da augurarsi che tutte le componenti del calcio si uniscano per ripristinare il vecchio e sempre valido concetto che in ogni campo tutto deve accadere nel rispetto della trasparenza, dell’onestà, della solidarietà e della equità finanziaria. Anche per lo sport, infatti, la via maestra da seguire non può essere che quella di rispettare il primato dell’etica. Dopo il terremoto di "Calciopoli"Questo significa passare dalla “cosa calcistica” finalizzata a produrre soldi, a un calcio nuovo capace di spazzare via questa falsificazione. E questo accadrà nella misura in cui si procederà a una disinfestazione generale dell’ambiente del pallone, così da restituire gusto e voglia di partecipazione ai tanti appassionati. L’impressione è che alla base del fallimento, ancora una volta, ci sia il pernicioso intreccio tra sport, poteri e affari. Se si è arrivati a commettere illegalità, forse, è anche perché il sistema dei bilanci, dei diritti televisivi, degli appannaggi stratosferici ai calciatori e dei profitti hanno finito per trasformare il calcio professionistico in mercato senza regole e senza etica. Le società sportive devono tornare alla trasparenza amministrativa, evitare gli investimenti dissennati e le furberie fiscali, moderare gli emolumenti ai calciatori, invitandoli a condurre una vita semplice e parsimoniosa come si addice a veri professionisti. In una parola, occorre essere attenti a non cadere nella trappola del denaro facile e a non anteporre i risultati alla lealtà e la classifica alla giustizia. Ad esigere questa pulizia sono anche i milioni di ragazzi, giovani e adulti che ancora credono nel valore di questo sport. Tra qualche settimana, si rimetterà in moto, stavolta profondamente mutato, il grande circo del calcio con l’inizio dei campionati e delle coppe. La juventus in B, il Milan, la Fiorentina e la Lazio in A, ma con punti di penalizzazione da scontare. Il sistema calcio è andato in frantumi. Speriamo che con i cocci buoni si possa, in tempi rapidi, passare dalla delusione alla speranza, senza cadere nel giustizialismo che condanna tutto e tutti, ma neppure nel minimalismo, quasi si trattasse di ingenue marachelle da giustificare col motto: “così fan tutti”.

Don Giovannino

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