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"Ero malato e non mi avete curato"

A gennaio abbiamo dato voce ai malati di lebbra, oggi consideriamo un’altra piaga dell’Africa: la cecità. Nel vangelo la guarigione di questi malati trova il massimo rilievo e ci riempie di stupore per la pietà, la tenerezza con cui Gesù si china su di essi guarendoli dai tanti mali che ancora oggi, dopo 2000 anni non sono scomparsi in troppi paesi del mondo, pur se la medicina moderna ha la possibilità di combatterli con i farmaci giusti. E’ superfluo ricordare quanto sia importante la funzione visiva e come ci si blocca quando si cerca di fare qualcosa al buio. I non vedenti e coloro con grave minorazioni visive si contano tra i 50-70 milioni nel mondo, altrettante sono le persone con gravi malattie della vista e che necessitano di cure. Il 10 per cento di queste stime sono da attribuire all’Europa e America, il restante 90 per cento si risconta in Africa e Asia. La cecità invece che regredire va aumentando per la povertà, le guerre, l’aumento della popolazione e l’assenza o l’inadeguatezza dell’assistenza sanitaria. Le cause della cecità in quei paesi sono il tracoma, il glaucoma, mancanza di vitamina A, la lebbra, la cataratta, traumi, infezioni varie per l’assenza d’igiene. I bambini sono i più colpiti in questa situazione. Se nei paesi occidentali più ricchi vi sono alcuni milioni di casi di cecità ciò dimostra che anche con il progresso della scienza certi casi non si risolvono se non con diagnosi precoci e prevenzione. E’ così anche per l’80 per cento dei casi di cecità dei paesi poveri che, potenzialmente, si potrebbero prevenire ed evitare. L’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) si adopera a questo scopo. Medici volontari, missionari e laici spendono la loro vita per curare e ridare speranza ai malati. Ma al di là degli sforzi in atto si prevede un aumento dei casi di cecità perché le risorse degli organismi preposti non sono sufficienti. Non lasciamoci scoraggiare dalla goccia d’acqua in un mare di bisogni, offriamo la nostra goccia e la nostra preghiera affinché si svegli la buona volontà di chi molto può, in primis, quella dei governanti. Citiamo il dott. Mangili, oculista, che da 10 anni si reca nella missione comboniana del Ghana in Africa e dice: “sono ormai 10 anni che periodicamente vengo qui a curare i malati e ciò che ho trovato 10 anni fa: miseria, sofferenza, fame e malattia sono sempre sconvolgenti e le stesse da 10 anni. Dopo esser peggiorata dalle cure dello stregone, la popolazione vuol esser curata dai medici bianchi. Molto di più potrei fare per la loro vista e per la loro vita se ne avessi i mezzi e il tempo”.
Noi che abbiamo il dono della vista e i mezzi per curarcela dovremmo chiedere il dono di saper “vedere” i bisogni del nostro prossimo lontano e vicino, capire lo sguardo di chi invoca il nostro aiuto e, in questa quaresima, offrire un pò del nostro superfluo.

Mariolina Lussu

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