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Pasqua, ieri e oggi

Il tempo ci trascina talvolta a ricordare con nostalgia fatti ed esperienze ormai lontane, ma che continuano tuttavia a custodire un sapore dolce e una tenerezza infinita. Questi ricordi, confrontati con la vita frenetica di oggi, non solo non passano in secondo piano, ma si esaltano sempre più proprio per la genuinità e la semplicità che ancora li caratterizzano. Al contrario dell’instancabile e continuo passare da una cosa all’altra che specifica la vita di oggi, dentro di noi continuiamo ad avvertire il desiderio di emozioni e comportamenti in grado di lasciare un segno duraturo. Questa premessa facilita il mio fare memoria del periodo della Pasqua di quando ero bambina. Quei riti solenni e tristi, ancora hanno la forza di suscitare in me sensazioni ed emozioni forti. La Pasqua, in famiglia la si viveva assolutamente con il rigore di una fede autentica. La Via Crucis da non perdere tutti i venerdì di Quaresima, il severo digiuno e l’imposizione delle ceneri con i quali iniziava quel lungo, lunghissimo periodo che preparava alla Pasqua, con il niente carne al venerdì e i continui sensi di colpa che, soprattutto la mamma puntualmente rimarcava nel comportamento di noi bambini e l’oppressione che si avvertiva entrando in chiesa con tutte le statue velate, fino alla visita ai sette sepolcri la sera del giovedì santo e la mesta processione del Cristo morto il giorno seguente. Ciò che mi è rimasto maggiormente impresso è il clima, quasi di lutto, che dalle tre del pomeriggio del venerdì santo, regnava in casa. Gesù era spirato a quell’ora, - diceva la mamma - e noi tutti, nel raccoglimento, cercavamo di rivivere il sacrificio della sua vita. La famiglia, quel giorno si riuniva in preghiera. Dunque, televisore spento fino alla domenica, con l’unica eccezione per il telegiornale. Mi porto ancora vivo nella memoria il disagio che provavo quando mi si rimproverava per qualche mia mancanza, ero la più piccola di tre fratelli e quindi ancora facevo fatica a entrare in quel clima e a capire l’importanza di quegli insegnamenti. Tutti, poi, dovevamo essere presenti in casa quando passava il sacerdote a benedire. Credo che queste tradizioni, qui a Villacidro, in quegli anni, si vivessero almeno con la stessa intensità. E oggi? Come si preparano le famiglie alla grande festa della Pasqua in città o a Villacidro? E’ vero, tutto è cambiato, ma non so se in questo caso si può parlare di maggiore partecipazione e religiosità. Ritengo, invece, che si sia passati dal troppo rigore ad una assenza quasi totale di attenzione a ciò che la comunità cristiana celebra. I riti della Quaresima e della Settimana Santa, infatti, continuano ad essere gli stessi quasi ovunque, ma ciò che è cambiato è il clima di raccoglimento e di riflessione. In quante famiglie oggi, i genitori si preoccupano di fare rivivere l’atmosfera propria della Pasqua cristiana? E’ anche vero, tuttavia, che educare i figli al messaggio delle feste religiose più importante non è semplice per nessuno. In passato indubbiamente c’era molta più rigidità, ma anche più disponibilità all’ubbidienza e al rispetto. Tornando ai miei ricordi riconosco che una ferma e coerente educazione religiosa, mi ha consentito di custodire più a lungo i valori e gli insegnamenti ricevuti e di diventare capace di trasmetterli a mia volta. Non si può dare ciò che non si ha. La sensazione, però, è che questa forza di trasmissione vada annacquandosi sempre più. Ecco perché, oggi, sento di dire grazie ai miei genitori per l’educazione impartitami. Allora, forse, mi stava un po’ stretta, ma col passare degli anni mi ha consentito di vivere quasi di rendita e mi ha aiutato nel mio ruolo di educatrice e di mamma.

M.Rita Marras

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