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Beata Maria Gabriella Sagheddu

Maria Sagheddu, nacque a Dorgali nel 1914 da una famiglia di pastori. Di carattere ostinato, critico, contestatario, quasi ribelle, ma con un forte senso del dovere, rispettosa dei valori dell’obbedienza e della fedeltà, quasi in contraddizione con il suo temperamento forte e deciso. Obbediva brontolando, ma era docile, diceva di “no”, ma era sempre pronta ad adoperarsi in ogni cosa che le veniva chiesta. Maria era questa fino ai diciotto anni. Poi in lei avvenne un cambiamento. A poco a poco si addolcì, scomparvero certi atteggiamenti rigidi e ostili, divenne dolce e riservata, pensierosa e sensibile. Crebbe nella giovane Maria uno spirito caritatevole e il desiderio della preghiera. In questo periodo si iscrisse all’Azione Cattolica e sviluppò una grande capacità di ascolto, innanzitutto di se stessa, che la portò a ventun anni a consacrarsi a Dio. Seguendo la guida del padre spirituale, entrò nel monastero di Grottaferrata. Riteneva di essere una privilegiata per il dono della vocazione e affidò tutta se stessa alla volontà del Signore. Durante il periodo del noviziato temeva di non essere accettata nella comunità. Poi, superata quella fase, grazie alla determinazione con la quale si sforzava di obbedire in ogni occasione e al dono totale di sé a Dio, fu ammessa ai voti e accolta come monaca. Le sue consorelle la portavano come esempio di semplicità e umiltà. Sempre pronta ad assolvere qualunque lavoro anche il più faticoso e umile, nel silenzio e nella riservatezza. La tubercolosi si manifestò nella giovane suora all’improvviso, lo stesso giorno che offrì la sua vita per la grande causa dell’unità dei cristiani. La malattia la portò ad una sofferenza durata quindici mesi. La sera del 23 aprile 1939, Maria Gabriella Sagheddu, concluse la sua lunga agonia, abbandonata alla volontà di Dio, mentre le campane suonavano a distesa la fine dei vespri. La fedeltà e l’offerta di sè al Signore, ebbe un effetto tale che tante furono le vocazioni che giunsero negli anni successivi nella sua comunità. Il corpo di suor Maria Gabriella, venne trovato intatto in occasione della ricognizione del 1957. Attualmente esso si trova custodito a Vitorchiano, dove nel frattempo la comunità si era trasferita da Grottaferrata. E’ stata beatificata da Papa Giovanni Paolo II, il 23 gennaio 1983, dopo quarantuno anni dalla morte, il giorno conclusivo della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.


San Giorgio di Suelli

 

San Giorgio, nasce a Cagliari intorno all’XI secolo. I suoi genitori, Lucifero e Vivenzia erano servitori della gleba di una certa Greca, ma virtuosi e timorati di Dio. Già da bambino, dimostrò di essere pieno di virtù. Studiò latino e greco, che all’epoca era di grande importanza e prestigio. A soli ventidue anni fu nominato vescovo di Suelli. Fu per la diocesi un vero pastore, amante dei poveri che lui aiutava costantemente. Dedito alla preghiere, il Signore lo aveva gratificato con il dono dei miracoli. Non è certa la durata del periodo in cui governò la sua diocesi, ma risulta sicura la data della sua morte che risale al 23 aprile del 1117. Fu sepolto nella sua cattedrale. La data della morte ha creato, a volte, qualche confusione, poiché cade nel giorno in cui si celebra quella del grande San Giorgio, martire della Palestina. La sede vescovile di Suelli, compare nei documenti, per la prima volta ai primi dell’XI secolo, verrà poi accorpata alla diocesi di Cagliari all’inizio del XV secolo, ma il culto del nostro San Giorgio risale all’inizio del secolo XIII. Diverse le chiese a lui dedicate: a Suelli, Lotzorai, Urzulei, Perfugas, Ossi, Anela e Bitti e le cappelle a Tortolì e Girasole. A Cagliari, nel 1601, il vescovo Lasso Sedeno, trasformò in chiesa una casa nel quartiere di Stampace, ritenuta la casa natale del vescovo di Suelli e stabilì la festa annuale al 23 aprile, ma un canonico fece delle opposizioni ritenendo non vera la sua esistenza, ma che si trattava, invece, di San Giorgio martire della Palestina. Per chiarire questa situazione il suo successore, il vescovo Mons. Desquivel, fece effettuare delle ricerche storiche i cui risultati confermarono l’esistenza del vescovo sardo. Papa Paolo VI, poi, confermò definitivamente il culto di San Giorgio. La sua mitra è conservata nella cattedrale di Cagliari ed è invocato contro le carestie.

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