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L’altra scuola  
       
A breve riprenderanno a scuola le lezioni interrotte per la pausa estiva e in famiglia cambieranno orari, ritmi, impegni, mentre tranquillità e spensieratezza lasceranno il posto alle ansie di studenti e genitori per il nuovo anno e alle preoccupazioni per l’andamento negli studi e per i nuovi compagni e insegnanti.
Giustamente o non, si vorrebbe il meglio per i propri figli, cioè tenerli lontani da difficoltà e insuccessi, da pericoli e cattive amicizie, e, quando si parla di ragazzi della scuola media, bisogna tener conto dei cambiamenti e delle crisi di crescita come un passaggio obbligato e inevitabile e che i genitori vivono spesso con sofferenza e preoccupazione. I figli incominciano a prendere da loro le distanze, a preferire gli amici con cui condividono tutto: gusti, interessi, idoli e compagnie. Le relazioni amicali, tranquille o aggressive che vivono, permettono loro di scoprire la vita in società e pian piano di farsi un concetto proprio del mondo che li circonda, nel quale la famiglia è vista come un ostacolo al proprio desiderio di affermazione nel gruppo, rappresentato dalla classe o da parte di essa.
La tendenza è quindi a spostare i loro interessi fuori e sempre più lontano dalla famiglia, allargando sempre più le proprie amicizie ed esperienze. E’ il momento in cui sperimentano la portata di certi valori, dell’amicizia e della solidarietà, del bene e del male, quest’ultimo per esempio attraverso qualche tradimento o abbandono dell’amico più caro o attraverso una bugia o una “presa in giro” di un coetaneo. E’ normale che ai ragazzi succeda anche ciò. Talvolta l’apprendimento di alcuni valori a scuola sono mediati da queste relazioni amicali.
Noi docenti chiamiamo questo mondo “l’altra scuola”, quella che i ragazzi amano di più, fatta non di regole, di compiti e di studio, ma di incontri, di complici intese, di giochi, di scambi furtivi di biglietti e figurine durante la lezione, fatta di piccole trasgressioni come inviare segretamente messaggi con il proprio cellulare o trovare il modo di uscire dall’aula a tutte le ore. La loro è un’età in cui non si tollerano domande inquisitorie da parte di genitori e adulti; nella quale spesso ci si chiude nella propria stanza in un mutismo prolungato di giorni, al computer o ad ascoltare musiche assordanti, negando anche sgarbatamente ogni collaborazione in famiglia. Ma questa che per noi è solitudine, per loro può essere ricerca di se stessi.
Cosa possono fare quindi genitori ed educatori? I ragazzi hanno bisogno d’incoraggiamento e appoggio nel loro modo di esplorare il mondo. E’ bene parlare loro della realtà circostante in modo positivo senza allarmarsi per qualche amicizia poco gradita, l’importante è che i ragazzi imparino a ragionare con la loro testa e a comportarsi di conseguenza. E’ normale che preferiscano gli amici alla famiglia, ma ci si deve chiedere comunque se ciò non sia una fuga da una situazione familiare di disagio o di esagerata oppressione o noia. Il ragazzo se non si sente troppo controllato imparerà da solo a dosare i suoi comportamenti e le sue esperienze tenendo conto che i fallimenti e gli errori possono agevolare la crescita. Gli adolescenti traboccano di curiosità e intraprendenza e sono attratti dall’avventura, ma devono avere la convinzione che si può tornare indietro sotto la protezione dei genitori che devono essere pronti a dar loro questa sicurezza. E’ bene che i genitori non desistano dal dialogare con i propri figli, senza troppi rimproveri. Può essere utile il fare insieme qualcosa: un compito difficile, una passeggiata, vedere un film, un acquisto dimostrando apprezzamento per i loro gusti. I ragazzi desiderano essere trasgressivi per sentirsi autonomi e diversi dagli adulti ai quali chiedono però comprensione e fiducia, ma soprattutto fermezza e sicurezza. Questo credo un genitore debba essere: aperto e comprensivo, benevolo e tollerante ma anche intransigente nei confronti dei doveri scolastici, del rispetto delle regole di buona convivenza e del prossimo, mettendoli sempre in guardia dal pericolo di essere plagiati o influenzati da modelli sbagliati o da compagnie “pericolose”.
 
Dina Madau
   
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