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Villacidro e Santa Barbara: un incontro ultramillenario
       
Chiedo scusa ai lettori se il Sottovoce, questo mese, non affronta le abituali riflessioni su aspetti del vivere.
Ho pensato che il restauro conservativo, ormai imminente, della nostra chiesa parrocchiale, sia da ritenersi evento rilevante non solo per la comunità cristiana, ma per la storia, la cultura e l’arte dell’intera collettività villacidrese. Villacidro e Santa Barbara sembrano essersi incontrati da subito: già da quando questo centro si costituiva. Da qui lo speciale che vi propongo, pur consapevole di essere l’ultimo arrivato. Anch’io, però, mi considero “cidrese”a pieno titolo. Qui c’è la mia famiglia e la parrocchiale di Santa Barbara ne è la casa comune. L’obiettivo è di delineare la situazione vitale del contesto, - e cioè di Villacidro, - limitatamente al periodo in cui dovrebbe essere stata edificata la chiesa di Santa Barbara. Dunque, non una storia su Villacidro e la sua chiesa più importante, ma una ricostruzione del contesto, soprattutto dei secoli XIV e XV.
Mi auguro che queste note possano risultare utili a qualcuno.
   
1. Origine di Villacidro
Intanto è bene precisare che Villacidro non può venire confuso con gli insediamenti in passato presenti (e documentati) nel suo territorio: Nuraxi, Eleni (o Leni), Bangius, Seddanus, ecc…
Certamente un nucleo abitato dovette esserci già ai tempi della dominazione romana. Lo comprovano due fatti:
- il rinvenimento di 26 tombe romane dove sorgeva il Convento dei Mercedari, contenenti vasellame e monete di Antonino Pio (imperatore tra il 138 e il 161 d.C.). Questo, come giustamente fanno notare anche il Cherchi Paba e il De Francesco, lascia supporre che nei pressi fossero presenti delle “mansiones”, cioè delle abitazioni;
- il riferimento alla pianta del cedro che venne portata nel Mediterraneo orientale intorno al IV secolo a.C. dal lontano oriente asiatico. Successivamente i Romani la diffusero anche nel Mediterraneo occidentale. Più difficile precisare il tempo in cui questa coltivazione si affermò in Sardegna. Il primo documento, infatti, che accenna alla produzione di cedri nella nostra isola risale alla fine del IV secolo d.C. L’agronomo Palladio Rutilio Tauro si dichiara pienamente soddisfatto del raccolto ottenuto in un giardino che possedeva in Sardegna
(dove, non lo precisa). Poi più nulla, per quasi mille anni!
 
   
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