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Villacidro, capoluogo di provincia negli anni 1807-1821
       

Il re Vittorio Emanuele I, con regio editto del 4 maggio del 1807, istituì nel Regno di Sardegna quindici nuove prefetture. Tra queste vi era anche quella di Villacidro che divenne, appunto, sede di prefettura ma anche capoluogo di una provincia che comprendeva ben 42 comuni: Ales, Arbus, Bannari, Baradili, Baressa, Cepara, Curcuris, Escovedu, Forru, Figu, Genuri, Gonnosfanadiga, Gonnostramatza, Gonnosnò, Gonnoscodina, Guspini, Lunamatrona, Masullas, Mogoro, Morgongiori, Pabillonis, Pau, Pauliarbarei, Pompu, Sardara, San Gavino, San Nicolò d’Arcidano, Sanluri, Serzela, Sezzu, Sini, Siddi, Siris, Simala, Terralba, Turri, Ugliastrausellus, Uras, Usellus, Ussaramanna, Vallermosa, Villanovaforru. (A quella stessa data del 4 maggio 1807, la prefettura e la provincia di Cagliari estendevano la loro giurisdizione su 28 comuni).

Nuovo prefetto fu nominato l’avvocato don Antonio Melis, mentre la carica di avvocato fiscale provinciale fu attribuita a don Giuseppe Felice Medda. Il comando della gendarmeria, invece, fu assegnato a don Raimondo De Candia. Il prefetto e l’avvocato fiscale presero alloggio nel palazzo vescovile, ex palazzo Brondo. Così, agli inizi dell’Ottocento, Villacidro, che era già sede estiva del vescovo della diocesi di Ales, divenne anche sede amministrativa dell’omonima provincia. Villacidro risultava essere il paese più popoloso
dell’intera provincia, in quanto superava i 5.000 abitanti, ma anche quello più dinamico dal punto di vista socio-economico. Non è un caso, infatti, se nel 1820 il l’intendente generale della Sardegna, il cavalier Gasparro Roget de Schotese, durante la vicereggenza di Carlo Felice, volle conoscere quale fosse la situazione socioeconomica della provincia di Villacidro con le sue possibilità di sviluppo.
A tale scopo, l’intendente generale si rivolse all’intendente della provincia di Villacidro, il dottor Medda, perché rispondesse ad alcuni suoi quesiti riguardanti la realtà sociale ed economica dell’intera provincia ma che potevano essere estesi a tutto il Regno. Il dottor Medda, impossibilitato a dare corso alle risposte, si rivolse ad altra persona, un sacerdote ritenuto preparato allo scopo, il lussurgese dottor Antonio Giovanni Carta, rettore della parrocchia di Guspini. Costui, in pochi giorni, redasse un manoscritto “con precipitanza” cui fece seguito nel 1821 un secondo manoscritto, svolto con maggiore calma e riflessione, sullo stesso argomento. Il manoscritto è intitolato La felicità della Sardegna contenuta nelle risposte e suggerimenti dati dal Dr. Antonio Giovanni Carta Rettore della Parrocchia di Guspini ai quesiti della lettera del 3 Giugno 1820 del S. Intendente Generale della Sardegna Cavalier Roget de Schotese quali riguardanti la Provincia di Villa Cidro sono estensibili a tutto il Regno. Villa Cidro 1820. Il documento, come commenta lo studioso Diego Are, non si limita a descrivere la situazione della sola provincia di Villacidro ma si estende a tutta la Sardegna suggerendo opere economiche e sociali che anticipano di un secolo e mezzo il Piano di Rinascita dell’Isola.
Il 24 dicembre 1821, Carlo Felice, con proprio editto, ridusse le prefetture e le province della Sardegna da quindici a otto. Vennero soppresse, così, anche quelle di Villacidro; centro che fu assegnato alla provincia di Iglesias che comprendeva quattordici comuni, compreso il capoluogo. Tuttavia, Villacidro rimase capoluogo di distretto e sede del giudice mandamentale, nonché sede di un reparto di cavalleggeri, motore dell’economia del territorio e centro più popoloso con i suoi 6.400 abitanti, più grande anche di Iglesias che ne contava 4.793.
 
Martino Contu
   
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