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La goccia scava la roccia

 
       
Durante la conferenza stampa per la consegna del Premio Nobel per la pace a Madre Teresa di Calcutta (Oslo, 1979), un giornalista chiese – piuttosto scioccamente – alla grande santa della carità se avesse l’intenzione, con le sue attività, di cambiare il mondo. Gli rispose: “Non ho mai pensato di cambiare il mondo. Ho solo cercato di essere una goccia di acqua pulita. Se anche tu diventerai una goccia d’acqua pulita, saremo già in due. E se lo sarà anche tua moglie o tuo marito, saremo in tre e poi in quattro, dieci. cento…” (itato in Avvenire, nel Mattutino di don Gianfranco Ravasi).
La sapienza dei santi, con poche, esenziali parole, riesce sempre a tracciare con efficacia il cammino da percorrere per rendere significativa la vita. Il fatto è che con troppa facilità, dinanzi ai grandi e gravi problemi irrisolti che scopriamo presenti nel mondo, ci accontentiamo di puntare il dito e di denunciare soltanto la negligenza degli altri senza mai farci coinvolgere, con la scusa che il male che ci circonda supera le nostre possibilità. E gli alibi che ci costruiamo sembrano davvero incontestabili. “A cosa serve la mia piccola, personale rinuncia se la confronto con l’immane realtà della fame nel mondo” O, cosa può la mia onestà dinanzi alle storture e ai mali presenti nella società?” Tutto ovvio, quindi?
Assolutamente no perché assecondando questa logica si finisce sempre per non sentirsi responsabili di nulla di ciò che accade intorno a noi. Denunciare la responsabilità dei governi, dei potentati economici e, magari, delle istituzioni religiose troppo integraliste può risultare anche corretto, ma serve a poco. Il mondo infatti, - e cioè il contesto vitale di ogni persona, - continuerà a vivere nelle contraddizioni e nelle ingiustizie e noi a non fare nulla per rinnovarci.

Presi dagli impegni e dalle difficoltà personali o familiari, continueremo a non avere né testa, né cuore per prestare attenzione a chi ci vive accanto e nemmeno per quelle piccole scelte di bene che, quando vengono trasformate in stile di vita, consentono di diventare piccola goccia che, unita a tante altre, diventano fiume, mare, oceano. Il bene e il male, come anche il vero e il falso sono presenti in mezzo a noi perché si trovano annidati dentro di noi. Se non ci si impegna a rimuovere dalla propria coscienza le cause di ciò che calpesta l’uomo nella sua dignità, si rischia soltanto l’apparenza. Inutili risulteranno le denunce e le proteste se non ci si decide ad esigere questo rinnovamento innanzitutto da se stessi. La persona che cerca il progresso sociale sa che ogni benessere nasce dalla propria testimonianza.Si continuerà certo a soffrire per gli scandali e per le sperequazioni presenti nel proprio ambiente e nel mondo, ma con la consapevolezza di essersi adoperati per diventare “piccola goccia d’acqua pulita”. Soltanto in questi casi, come dimostra la vita di Madre Teresa e di tante altre persone, si può sperare di attivare l’attenzione e la condivisione degli altri. E’ dal poco che ciascuno di noi può fare che si deve partire. Il segreto del cambiamento è tutto qui. Finchè le persone resteranno in attesa che a iniziare siano gli altri non ci sarà speranza per nessuno.
In questi giorni i cristiani si preparano a celebrare un’altra Pasqua di libertà e di salvezza. La croce che richiama alla coscienza la realtà della sofferenza, della morte e delle tante, indicibili storie di malvagità, unita alla luce accecante della potenza del Signore risorto, possano davvero aprire il cuore e la mente all’accoglienza dell’Amore, perché, afferrati da Dio, abbiano giorno dopo giorno e passo dopo passo a lasciarci guidare da Lui nel cammino della vita. Nell’immenso oceano di dolore e di cattiveria in cui si trova immersa l’umanità, ciascuno di noi si impegni a travasare la propria “piccola goccia di acqua pulita”. Soltanto unendo le nostre gocce si compirà il miracolo di un oceano di speranza in grado di sostituirsi alla disperazione. Dipende da noi.

 
Don Giovannino
   
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