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Villacidro: incanto di un paesaggio unico

 
       

Una grande terrazza affacciata sul Campidano centrale, dalla cui balaustra è possibile scorgere il golfo di Cagliari a destra, quello di Oristano a sinistra. Davanti, la vista spazia fino al Gennargentu e ai lontani tacchi ogliastrini, e la notte una galassia di luci lascia indovinare decine di paesi. Da qui si gode davvero della vista su mezza Sardegna.

L’ambiente naturale

Su un territorio di 18.353 ettari, il 40% circa è costituito da pianura, il resto è occupato da colline e montagne, ricoperte ancora per buona parte da estesi boschi di leccio e sughere (4230 ettari), da macchia mediterranea (2.300 ettari) e da conifere (160 ettari). La tipica fauna selvatica sarda popola queste valli, dalle quali erano scomparsi cervi e mufloni, poi reintrodotti negli anni ’80 in un’area recintata di oltre 300 ettari, aperta alcuni anni fa per permettere di nuovo la diffusione di questi nobili animali.
Tenuto conto che il 36% del nostro comune è occupato da superficie forestale, oltre all’importanza naturalistica è enorme il valore paesaggistico di questo versante orientale del Monte Linas.

Villacidro sorge ai piedi di mastodontiche pareti granitiche e di ripidi pendii boscosi: le cime si innalzano d’un balzo sopra l’abitato fin quasi a mille metri di quota, rendendo l’ambiente molto scenografico.
Monti, valli e fiumi


Le valli principali isolano tre settori montani: immediatamente ad ovest dell’abitato inizia il gruppo del Santu Miali (1062 m) con i suoi satelliti, a partire dal Monte Margiani (859 m), vera sentinella di pietra per tutto il Campidano con la sua slanciata cuspide, Cucuru ‘e Frissa (897 m) e Cucur’Arbus (800 m); la larga sella di Genn’e Farraceus fa da confine con la catena principale del Linas.
Il secondo settore è costituito dalla cavalcata di vette che corre da sudest a nordovest, dalle rive del lago di Monti Mannu fino alla Genna Eidadi, attraverso i ciclopici Monte Acqua Piccinna (1013 m), Cucuerris (meglio conosciuto come Magusu, 1023 m), Cucur’e Magusu (969 m) e l’affilata cresta dell’Acqua Zinnigas (1136 m, vetta più alta nei confini comunali).
La profonda valle del torrente Leni separa infine il terzo settore dai precedenti: si tratta della lunga dorsale che, prendendo avvio dalle colline vulcaniche di S’Acquacotta, procede in direzione ovest, dividendo la pianura del Cixerri dal bacino del Leni, raggiungendo le quote più alte con Cucurdoni Mannu (911 m) e Monte Anzeddu (903 m).
Tutte queste montagne sono irrigate dal rio Leni e dai suoi principali affluenti, il rio d’Oridda, il rio Biddascema, il Narti e ovviamente la piccola e irascibile Fluminera. Il Coxinas ed il rio Aletzi scaricano invece le loro acque l’uno nella pianura di Sanluri Stato, l’altro nel golfo di Oristano.

Gli itinerari: le cascate…

Una vasta rete di itinerari montani, basata sui sentieri di origine pastorale e sulle carrarecce create dai boscaioli, viene percorsa ogni anno da centinaia di camminatori, cavalieri e ciclisti.
Le vie più famose, alcune delle quali segnalate già da alcuni anni con i classici bolli bianco-rossi, permettono di visitare le valli di Aletzi, Castangias, Coxinas, Narti, Biddascema e Montimannu-Magusu. I sentieri conducono ai piedi delle cascate: la conosciuta Sa Spendula, la maestosa Muru Mannu, la splendida Piscin’irgas, la misteriosa S’Ega Sizzoris, oltre ad altri salti, grandi e piccoli, che fanno di questa zona la più ricca di spendule in Sardegna.

…e le chiese

Le occasioni per girovagare non mancano: altri itinerari permettono infatti la visita delle chiese campestri, alcune sorte laddove esistevano antichi villaggi: San Giuseppe, a Biddascema, San Sisinnio, San Pietro di Leni, la cappella del Carmine immersa nella pineta sopra l’abitato, o i remoti resti della chiesa di San Michele, sulla vetta del Santu Miali.

In bici, a cavallo e in parete
Molti di questi sentieri si possono naturalmente percorrere anche in sella ad un cavallo, o pedalando con la bici da montagna.
Il nostro granito offre poi ampie possibilità a chi pratica l’arrampicata: fra gli anni ’70 e ’80 del secolo appena trascorso, gli alpinisti della Guardia di Finanza del Trentino Alto Adige scoprirono queste montagne, seguiti da un gruppo di climber cagliaritani. Vennero aperte diverse vie sul granito rosato delle Campanas de Sisinni Conti e sulle guglie del Monte Margiani, a cui i primi salitori, quasi sempre continentali,
diedero nomi della loro terra d’origine: ecco spiegato il perché della presenza, sulle guide d’arrampicata, di nomi quali Punta Treviso, Punta Tre Pilastri, Cima Franco Ghidini, Torre Cinzia. Negli ultimi anni, queste palestre su roccia che sono servite alla formazione di parecchi alpinisti sardi, sono state riscoperte da giovani appassionati locali.
Sport d’acqua  
Nella stagione fresca, le abbondanti acque dei torrenti si possono sfruttare per fare canyoning, discendendo la corrente su apposite canoe: e per il classico canotaggio, niente di meglio del placido ed ampio lago di Montimannu, terreno ideale anche per le gare di pesca, assieme al più piccolo lago di Coxinas, preziosa gemma incastonata fra i boschi e le rocce di Monte Margiani.
Nel cielo  
Naturalmente i sentieri sono fatti anche per raggiungere le cime: e difficilmente troverete occasione per sensazioni forti e inebrianti come quelle che si possono sperimentare una volta raggiunta la vetta di una montagna: l’orizzonte vi si apre dinnanzi e tutto è sotto di voi. Provate a percorrere i due chilometri di cresta pianeggiante sul Santu Miali, o quella affilata coma una lama de Sa Punta abin’è cabau su tronu, o ancora a risalire i proibitivi canyon di Magusu, per poi affacciarvi sulle valli più selvagge che vi sia consentito osservare in Sardegna. E conservatevi per ultima la salita sulla piramide di roccia del Margiani: vivrete l’ebbrezza dei falchi e delle aquile!
Se poi avete fegato, potete decidere di lanciarvi col parapendio da una di queste cime e, sfruttando le correnti aeree, planare con dolcezza, dopo aver sorvolato chilometri di boschi, laghi e rocce
I progetti  

La presenza assidua di numerosi escursionisti d’oltralpe (di solito i più preparati ed attrezzati) dimostra che le potenzialità turistiche di Villacidro non sono un’utopia. Molto si sta facendo (e parecchio di più si potrebbe fare), con iniziative pubbliche e private: gli agriturismo sorti negli ultimi anni sono un esempio, che anche l’Amministrazione sta ora cercando di seguire, con la ristrutturazione della colonia estiva di Montimannu, che ospiterà un centro d’accoglienza ed un ostello, seguita dalle opere (compreso un maneggio) che anche l’Ente Foreste sta effettuando nella vecchia caserma della Forestale.

Con questi presupposti è chiaro che Villacidro può offrire occasioni di lavoro nel settore: dando per scontato che la conoscenza del territorio è basilare, va tenuto presente che gli sforzi devono essere indirizzati su uno sfruttamento compatibile col delicato ambiente montano. In questa visione delle cose, grande importanza riveste la salvaguardia dell’esistente e naturalmente il ripristino di quel che si è perduto.
 
Simone Nonnis
   
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