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I pregiudizi sul cinema delle origini  
       
Gli inventori del cinema sono considerati Louis e Auguste Lumière, con il loro cinematographe, che esattamente nel dicembre del 1895, data che convenzionalmente precisa la nascita del cinema, proiettava a Parigi L’arrivée d’un train à la Ciotat ( t.l. L’arrivo di un treno alla Ciotat ). Ma diamo uno sguardo aldilà di tale convinzione: le dinamiche scientifiche non si risolvono con l’esclusiva invenzione dei due registi francesi.
Già da tempo, prima della fatidica data 1895, si stavano compiendo numerosi studi per la risoluzione di alcune questioni, che avevano a che fare con la produzione di immagini animate e con l’analisi fotografica del movimento. Verso la fine dell’ Ottocento si arrivò alla realizzazione di tre tra gli apparecchi più originali, che potessero rispondere alla nuova esigenza: LA PRODUZIONE CINEMATOGRAFICA. Parliamo degli strumenti di Reynaud, Marey ed Edison.
A Reynaud si deve il prassinoscopio, macchina che permetteva la produzione di immagini animate, ma a cui mancava quella che si definisce “ analisi fotografica ” del movimento. A Marey il cronofotografo, che presentava il difetto di un ritmo imperfetto nello scorrimento delle immagini. Infine a Edison si attribuisce l’invenzione del kinetoscopio, il più vicino alla soluzione finale della ricerca. Era, infatti, in grado sia di realizzare l’analisi fotografica, sia di riprodurre immagini animate, ma la loro visione, purtroppo, era possibile ad un solo spettatore per volta.
Questi difetti furono colmati dal cinematografo Lumière, realizzato nel più importante studio fotografico d’Europa, che il padre aveva lasciato in eredità ai suoi due figli.
La cinepresa era dotata di un caricatore e una pellicola di diciassette metri. I fotogrammi erano proiettati alla velocità di sedici al secondo. Per motivi fisiologici, legati ad imperfezioni del proiettore Lumière, ci si accorge nella visone del film del succedersi dei fotogrammi.
Ma torniamo al nostro cinema delle origini, conosciuto anche come CINEMA MUTO. In realtà non è propriamente così. Dal 1895 alla fine del 1920 i film non hanno colonna sonora stabile, cioè: parole, musica e rumori. Spesso erano accompagnati da musica, rumori e parole; dapprima come soluzione al fastidioso ronzio del proiettore, posizionato all’interno della sala, poi sfruttata come “potere evocativo” delle immagini. Da qui nascono vere e proprie figure professionali: i maestri di musica, i rumoristi e gli imbonitori.
Per la musica si potevano avere dei solisti al pianoforte o addirittura orchestre che suonavano dal vivo. Le musiche potevano essere di repertorio, valide per ogni situazione drammatica o essere composte ad hoc o improvvisate sul momento.
I rumoristi, i “lavoratori del suono”, erano gli addetti alla manovra di apparecchi complicati o di materiali semplici (lastre di latta etc..).
Gli imbonitori, che hanno vita breve, compaiono tra il 1900 e il 1905. Erano chiamati a parlare al pubblico, a commentare immagini, spesso lacunose e poco facilmente comprensibili alla sola visione.
Il cinema delle origini è conosciuto anche come CINEMA IN BIANCO E NERO. In quegli anni, invece, si moltiplicarono i tentativi di colorare le immagini, agendo in un secondo tempo sul supporto bianco e nero. Si disponeva di differenti metodi: la colorazione a mano, che era la più lunga e costosa (pensate per dieci minuti di proiezione bisognava colorare diecimila immagini!!), dal 1906 la colorazione à pochoir, un dispositivo meccanico a tampone, che consentiva l’impiego di cinque-sei colori diversi. Nel 1908 si ricorre ad altre tecniche: la tintura o imbibizione, in cui la pellicola è immersa in una soluzione acquosa di materiale colorante che si distribuisce uniformemente su tutto il fotogramma, e il viraggio, nel quale, invece, per un diverso processo chimico, la sostanza colorante non copre in modo indistinto tutto il fotogramma, ma solo le parti impressionate, quelle scure. Come la musica, il colore aveva funzioni precise: accrescere il realismo di eventi fisici (il blu per la notte, il rosso del fuoco..) oppure accrescere il valore simbolico di condizioni emotive particolari.
Il cinema delle origini, infine, è strettamente legato ai celebri fratelli Lumière, ma altri sono i registi che hanno lasciato in quegli anni un segno decisivo e di svolta: Meliès e Porter.
 
S.G.
   
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