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Beato Pier Giorgio Frassati  
       
Nasce nel 1901 a Torino in una famiglia della ricca borghesia. Alfredo Frassati, suo padre, noto giornalista, fonda, a soli trentasei anni, il quotidiano “La Stampa”, e diviene poco dopo il più giovane senatore del Regno e ambasciatore d’Italia a Berlino. La mamma, Adelaide Ametis, affermata pittrice, divide la sua esistenza tra l’arte e la crescita dei figli. Entrambi i genitori erano molto severi, impartirono una educazione rigida, ma ricca di stimoli.
Per loro lo studio veniva al primo posto, sia per la formazione personale che per una futura posizione sociale. Pier Giorgio cresce assieme alla sorella Luciana, nata appena un anno dopo di lui, e resteranno nel corso della loro vita sempre molto uniti. La carriera scolastica dei due fratelli, agli inizi non brillava e questo era motivo di delusione per i loro genitori. Pier Giorgio si riprese quando, ai tempi del ginnasio, sua madre gli fece prendere lezioni private dal salesiano Don Cojazzi che, oltre ad insegnarli la letteratura, lo accostò alla spiritualità cristiana. Fu allora che emerse il suo animo già buono e sensibile, che andò affinandosi ancora più fortemente. La sua forza di volontà si manifestò nello studio per il quale, peraltro, non era incline. Per lui lo studio era “dovere”.
Non lo spronava la ricerca della verità, perché la verità necessaria al suo spirito la ricercava altrove. Non aveva l’ambizione di essere il primo della classe, né il timore per i suoi genitori: era solo un “dovere”. Nel 1917, frequentò il liceo presso i gesuiti e applicandosi con determinazione, riuscì ad ottenere buoni risultati. Molto vivace, circondato da tanti amici, amante della montagna, trascorre la fanciullezza e la giovinezza serenamente, proiettato sempre verso il prossimo. E’ in questo periodo che l’Italia vive momenti sociali ed economici importanti, in particolare, proprio a Torino inizia un grosso sviluppo imprenditoriale e l’economia, acquista una notevole rilevanza.
La politica trova un forte sostegno nel Giornale “La Stampa”, diretto dal padre di Pier Giorgio ed è proprio in questo contesto che egli viene a conoscenza delle difficoltà in cui si dibattono gli operai costretti a subire incertezze economiche. Si accosta al problema della povertà e si inserisce, pronto ad aiutare, in diverse associazioni cattoliche. Frequenta assiduamente la Congregazione Mariana dove nasce la sua forte devozione alla Madonna. Le sue letture spirituali preferite sono pagine di San Paolo e di Sant’Agostino. Quando l’Italia affronta la guerra, vive con sofferenza le tristi vicende dichiarandosi pronto a dare la sua vita purchè la guerra avesse a cessare.
Sceglie di iscriversi alla Facoltà di Ingegneria contro la volontà dei genitori, ha di vista il settore minerario nella convinzione che dopo la laurea avrebbe potuto lavorare accanto agli operai delle miniere. In questo periodo incontra Laura, una ragazza di ceto sociale molto modesto che non è accettata dai suoi genitori. Pier Giorgio soffre per questa ostilità, ma rimane sereno e continua a dedicarsi alle persone più deboli ed emarginate. Proprio quando si avvicinava alla laurea, per non contrariare il padre, che viveva un periodo di forti contrasti con la moglie, accetta di collaborare a “La Stampa”. Manifesta sempre serenità e impegno in ogni cosa, ma nei suoi scritti e nelle sue conversazioni si fa ricorrente il riferimento alla morte. Consapevole della sua malattia, si determinò con coraggio a non rivelarla a nessuno per non destare preoccupazione. Morì, serenamente, il 4 luglio, a soli 24 anni. La sua casa fu invasa da una marea di persone che aveva compreso la grandezza di questo giovane. Il 20 maggio 1990, Papa Giovanni Paolo II, che tanto amava i giovani, lo dichiarò Beato.
 
 
   
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