insieme
         
La fede si vive, non si insegna  
       
L’uomo non può vivere provando interesse solo per se stesso e questo per svariati motivi. Intanto perché non è ragione ultima del proprio essere, poi perché non può esistere se non in relazione a ciò che lo circonda e agli altri suoi simili e, infine, perché naturalmente egli è attratto dalla perfezione, dal bene e dal mistero, appunto da Dio.
Dunque, il desiderio di Dio, anche se l’impressione che si percepisce pare orientare verso un suo tramonto, rimane profondamente presente nell’animo umano. L’uomo resta anche oggi un essere religioso per un fatto costitutivo. E’ vero che questo desiderio in tanti si è affievolito fino a risultare scarsamente rilevante. Eppure, nella nostra società secolarizzata e fragile, che sembra voler dimenticare Dio, si assiste con sorpresa al ritorno alla fede di frange di adulti sempre più consistenti.
Quasi sempre si tratta di persone che coscientemente avevano scelto di ignorare Dio e il vangelo di Gesù e che poi avvertono il bisogno di riscoprirlo, conoscerlo e amarlo.
Giovani e adulti, in numero sempre crescente, si presentano in parrocchia per chiedere il battesimo dopo un intenso periodo di preparazione. Si tratta di un fenomeno assolutamente inedito che coinvolge tutto il mondo occidentale. Ad esempio, nell’ultima Pasqua gli adulti battezzati hanno superato i 27000 negli Stati Uniti, i 2400 in Francia e in Italia se ne sono contati quasi un centinaio nella sola diocesi di Milano. E si tenga presente che da noi la maggioranza delle persone riceve il battesimo già nei primissimi anni di vita, per cui il numero dei non battezzati è relativamente basso. E se per un verso le consuete forme di trasmissione della fede risultano sempre meno efficaci, è anche vero che con il passare degli anni si assiste a un significativo numero di giovani e adulti che tornano alla fede quasi a voler ricordare che la scelta di Gesù non è legata né a un’età, né a un determinato modo di proporne la conoscenza. A noi cristiani da vecchia data questo fenomeno ricorda che l’annuncio del vangelo diventa un compito non più riconducibile agli schemi della pastorale tradizionale. Ci si apre alla fede nel momento in cui in una persona sorge sincero il desiderio di Dio. Per questo si fa sempre più evidente l’affermazione che la fede più che essere insegnata ha bisogno di essere vissuta attraverso atteggiamenti di accoglienza, rispetto e ascolto, accettando di entrare in dialogo, senza forzature, anche con i non credenti. L’attuale catechesi cerca di favorire l’adesione a un corpo di credenze e di dottrine di cui è propositore e custode il sacerdote, dentro un itinerario formativo di tipo scolastico. Per fortuna stiamo lentamente comprendendo che Dio non s’impone, ma si cerca.
 
Don Giovannino
   
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