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I libri di Ignazio Fanni I Confini dell’Orizzonte
       
Il libro di Ignazio Fanni, I confini dell’orizzonte. Trunconi. Il più vasto campo d’aviazione della Sardegna in guerra 1940-1944 (Bastogi, Foggia 2005, pp. 320), è un libro estremamente interessante. Quantunque non sia un volume di storia in senso prettamente accademico, è un’opera che – come ha affermato il prof. Tito Orrù nel corso della presentazione del lavoro – aiuta la storia; detto in altri termini, si tratta di una ricerca dalla quale qualunque altro studio, accademico o meno, non può prescindere. Questo, già di per sé, ci dice quanto sia importante il libro di Ignazio Fanni, al quale va anche il merito, dopo anni di lunghe e costose ricerche, di aver prodotto un’opera di grande spessore culturale. Il volume è al tempo stesso un’opera di riscoperta di un pezzo della storia recente di Villacidro - che non racconta solo fatti o avvenimenti di storia locale - ma anche e soprattutto un’opera che apre più di una finestra sugli immensi spazi di quell’orizzonte che è la Grande Storia, ovvero sia su quei grandi avvenimenti - che hanno sempre come protagonista il campo di aviazione di Trunconi – ma che si inseriscono nel quadro delle complesse vicende politico-militari del secondo conflitto mondiale. In questo quadro, i principali attori sono, oltre ai Paesi belligeranti - Italia, Germania, Stati Uniti, Francia - i piloti e il personale di volo italiani e stranieri protagonisti e testimoni di quelle vicende. Il volume si divide in tre parti, tutte impreziosite da centinaia di immagini in bianco e nero, belle quanto interessanti.
Nella prima, l’autore racconta la storia del campo di aviazione di Villacidro dal 3 giugno 1940 all’11 settembre 1943, data dello sbarco alleato in Sardegna. Il campo, rimasto in mano agli italiani sino al gennaio del 1943, passò, in quello stesso mese, sotto controllo tedesco. Qualche mese dopo, a seguito della caduta di Mussolini (25 luglio 1943) e dell’annunzio dell’armistizio tra il Governo Badoglio e gli Alleati (8 settembre 1943), le forze della Luftwaffe (Aeronautica tedesca), abbandonarono l’aeroporto non prima di aver fatto saltare il deposito munizioni e distrutto il campo di aviazione.
La seconda parte, invece, è dedicata alla presenza sia degli americani, i quali si sostituirono ai tedeschi, trasformando Trunconi in una loro base aerea, e sia dei francesi che giunsero al campo nel 1944. Piloti americani e francesi decollarono con i loro bombardieri dalla pista di Trunconi per scaricare tutto il loro potenziale bellico sulle difese tedesche nel sud della Francia, partecipando alla prima fase dello sbarco alleato in Provenza, nota come Operation Dragoon. Ma accanto alla guerra, c’era la vita all’interno del campo. Gli americani avevano la loro Little America, mentre i francesi la loro Petite Versailles.
La terza e ultima parte del volume è una bella e interessante raccolta di testimonianze e ricordi dei protagonisti che operarono nel campo e di coloro che ebbero rapporti con il personale civile e militare che operava a Trunconi. Tra le tante, si cita la testimonianza del capitano francese George Courtin: “Qui, su una terra dissecata, calcinata fino all’osso, i cespugli spinosi e gli ulivi stentati non possono opporre al vento torrido altro che la scarsa ombra di un rado fogliame… Nella pianura qua e là dei centri abitati… ma noi vivevamo, loro e noi, in due mondi separati da secoli. Essi si trascinavano in un’esistenza vegetativa, al margine degli avvenimenti che appena li sfioravano… Lì c’erano stati i tedeschi… Rimpiazzati dagli americani e dai francesi, che importa anche questi stranieri partiranno a loro volta… C’erano anche Decimomannu e Villacidro, i due campi di volo vicini, ugualmente rasi, ugualmente pelati, ugualmente desertici. […]”.
 
Martino Contu
   
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