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L’economia di Villacidro dalla seconda metà dell’ Ottocento ai giorni nostri
       
Dalla seconda metà dell’Ottocento alla prima metà del Novecento, Villacidro rimase un paese con un’economia a prevalente vocazione agricola (agrumeti, vigneti e frutteti) e, in minor misura, pastorale. Strettamente legata alla viticoltura, si sviluppò anche l’industria dell’acquavite. Infatti, nel XIX secolo, tra le varie distillerie, operò anche quella del chimico farmacista Gennaro Murgia.
Attività ancor oggi esercitata dagli eredi. Altre attività di carattere industriale sono quelle portate avanti, sempre nell’Ottocento, da Salvatore Melis, che riattivò la vecchia fonderia settecentesca del Mandel per fondere tutte le scorie di materiale argentifero che si erano depositate sul terreno nell’arco di oltre cent’anni. Nel 1887, un altro industriale, Battista Fois, fece costruire nei pressi della vecchia fonderia una fabbrica per la fusione e lavorazione del rame; fabbrica dalla quale uscirono migliaia e migliaia di utensili destinati al mercato dell’Isola e, in particolare, a quello cagliaritano.
Nei primi decenni del Novecento, ma soprattutto negli anni dell’ “Autarchia” fascista, anche Villacidro, come altri comuni del circondario, fu coinvolta dallo sviluppo minerario, sia perché molti villacidresi si recavano a lavorare nelle miniere di Montevecchio e Ingurtosu, sia perché iniziò lo sfruttamento di alcune miniere site nel territorio comunale, compresa quella di Canale Serci, dove si estraeva piombo, zinco e stagno. Ad ogni modo, l’economia del paese rimase ancora a forte vocazione agricola. Occorrerà aspettare agli anni Sessanta del Novecento, con l’attuazione del Piano di Rinascita, perché Villacidro assumesse un volto industriale. Nel 1968, infatti, fu creata la Zona Industriale d’Interesse Regionale (Z.I.R.) di Villacidro. La nascita dell’area industriale, secondo i progetti dei pianificatori, doveva non solo arrestare l’emigrazione e la disoccupazione del Villacidrese-Guspinese, favorite dalla crisi delle miniere e dell’agricoltura, ma doveva diventare un’area complementare rispetto a Cagliari, un concentramento d’industrie tra le aree di Cagliari e Oristano, nel rispetto della concezione geometrica dello sviluppo industriale adottato in Sardegna, vale a dire del cosiddetto sviluppo per poli. Questo, però, poteva realizzarsi pienamente e aver successo solo in un contesto produttivo e commerciale formato da piccole e medie imprese, in grado di trasformare le materie prime e commercializzare il prodotto finito della grande industria, che nella Sardegna degli anni Sessanta era assente. Già da subito operarono nell’area industriale due grossi gruppi, leader nel settore dei filati industriali: le Tessili Sarde Associate e la Snia Viscosa. Il primo gruppo entrò in crisi negli anni Settanta e fu rilevato dalla Snia Viscosa, ma anche quest’ultimo, agli inizi degli anni Novanta, entrò in crisi e chiuse i battenti. Nel 1979 prese avvio una nuova esperienza industriale con l’apertura della Scaini Sarda di Milano, cui seguì nel 1986, la Keller di Palermo. Entrambe le aziende, ma soprattutto la prima, sono oggi in grave difficoltà. Dagli anni Novanta, nell’area industriale sono rimaste in attività le piccole e le medie imprese e le attività commerciali e della grande distribuzione dell’imprenditore Giovanni Muscas.
Sulle ceneri delle grandi fabbriche chimiche e tessili degli anni ‘70, i cui stabilimenti occupavano più di 3000 lavoratori, sono nate numerose piccole e medie aziende. Alla fine del 2000, nell’area del Consorzio Industriale di Villacidro (C.I.V.), se ne contavano 70 che operavano nei settori della chimica, costruzione mezzi di trasporto, elettrico, tessile, abbigliamento, arredamento, metallurgico, meccanica, componentistica elettronica, plastica e alimentare, con 1014 addetti.
La realtà industriale numericamente più robusta è la Keller Meccanica, con 180 addetti, specializzata nella produzione di materiali rotabili; seguono l’Hemoline s.p.a. (99) che produce linee ematiche in materiale plastico; la Poliplastica del Vomano s.r.l. (62), accessori per bagno; il Salumificio Monte Linas (36), insaccati; C.S.&D. s.r.l. (31), trasformazione e lavorazione prodotti alimentari; Cherchi Antonio (30), costruzione impianti idrici e fognari; M.C.M. s.r.l. (28), carpenteria metallica pesante; Tecnagres s.r.l. (25), produzione di ceramica; Itis – Ind. Tess. Inn. Sarde s.r.l. (23), cinture di sicurezza. Altre quattordici aziende che operano nei locali ex IREV impiegavano complessivamente 281 addetti, mentre quarantasette piccole aziende, ciascuna delle quali impiegava da un minimo di 1 a un massimo di 20 addetti, davano lavoro a 219 persone.
Nell’area consortile opera anche una delle realtà commerciali più dinamiche della Sardegna: i depositi e i centri di distribuzione del Gruppo ISA che fa capo al proprietario Giovanni Muscas. L’azienda, creatrice del marchio Nonna ISA, possiede numerosi market e 300 negozi affiliati sparsi in tutta l’isola; ha un fatturato che supera i 600 miliardi di vecchie lire e conta circa 800 dipendenti, dei quali oltre centocinquanta nella sola Villacidro. Nuove opportunità di sviluppo economico e di lavoro ci saranno nei prossimi mesi con l’apertura di una città mercato e del mercato ortofrutticolo.
 
Martino Contu
   
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