insieme
         
Rieccoci con la mania da distruzione
       
Sono passati solo pochi anni da che si organizzò un convegno dove si erano dibattuti i problemi inerenti gli incendi e il territorio boschivo dal quale scaturirono critiche e proposte per rimediare in qualche modo agli scempi che ogni anno venivano provocati dai piromani. Di quelle proposte credo ne siano state messe in pratica ben poche e quello che accadeva in passato continua ad accadere puntualmente.
Se bastasse, ad ogni inizio di stagione, affiggere le ordinanze contenenti divieti vari, saremmo ben a posto. L’ordinanza però, spesso rimane un manifesto affisso nei pubblici spazi, che nessuno o pochi leggono e ancora meno rispettano. Ma nel non rispettare l’ordinanza, si classifica certamente al primo posto lo stesso comune o comunque gli enti interessati alla prevenzione. Sono forse tutti i siti comunali messi almeno in sicurezza? Arrivano forse in tempo utile i finanziamenti per operare in tempo fasce frangi-fuoco, la pulizia delle cunette, di discariche abusive e quant’altro si vede in giro.
Nel suddetto convegno era venuta fuori la proposta di tornare agli usi del passato, nel senso che i proprietari dei poderi, che ne puliscono l’interno, trascurano assolutamente i pochi metri della siepe o recinzione fino alla cunetta laddove c’è. Un tempo ciò era obbligatorio e le guardie campestri ne facevano rispettare l’ordinanza oggi in pochissimi lo fanno e nei vicoli o strade di penetrazione agraria, pur essendo state in qualche modo allargate rispetto al passato, sono completamente ostruite da erbaggi, rami di frasche varie le quali non curate, si sono inchinate sui due lati della strada per cui è quasi impossibile passare.
Da qualche anno il comune adopera una macchina per pulire le cunette da erbaggi vari e siepi di rovo. Ma è proprio necessario sfregiare gli alberi i cui rami sporgono lasciandoli in uno stato penoso da vedere? Quegli alberi spesso sono querce, lecci e olivastri, gli stessi che si vorrebbero reimpiantare laddove sì possono allestire progetti ben foraggiati. Li dovrebbe tagliare in modo appropriato il proprietario del terreno su cui sono. Basta vedere nei pressi del ponte di Paui o Arcadanza
Lasciare poi a marcire nella cunetta i rami tagliati, è opera possibile solo agli stolti. Diversi i punti, anche in questo inizio d’estate, interessati da incendi, per fortuna ancora di poco danno, ma basta guardarsi intorno per capire quali rischi correrebbero le abitazioni di periferia se malauguratamente 1’incendio divampasse in giorno ventoso, specie attorno alla pineta. Tutto è una polveriera suscettibile di esplodere da un momento all’altro. Si aspettano forse le tragedie per intervenire? Per quanto riguarda l’incendio di Sa Cor’ ‘e Bicachi o ex sonda E. S. I. T, è stato quasi un incendio annunciato.
Qualcuno, penso mandato appositamente, ha tagliato dei rami e del cespugliame che sarebbe dovuto essere trattato diversamente, magari messo “a cristas”, come dicevano gli antichi, a ringhiera e fermato con le pietre che pure non mancano e con accumulo anche di un po’ di terra raschiata nei dintorni.
E sempre in quel punto, lungo la strada panoramica, sono stati impiantati degli idranti; almeno ci sono i tubi, muniti d’attacco per le manichette. E l’acqua? Sarebbe forse un delitto far terminare i lavori e permettere così, alla dighetta di Coxinas, di imbrigliare quell’acqua tanto preziosa che mai come in caso d’incendio e nell’area attorno alle tubature già esistenti sarebbe tornata tanto utile?
E’ vero che, se ci fosse stata l’acqua disponibile, sarebbe mancato lo spettacolo dell’elicottero che sorvolava il territorio, forse anche con diletto dei molti curiosi accorsi.
Se si crede davvero che il territorio possa e debba essere salvato, molto si dovrà fare e investire soprattutto in opere di prevenzione, altrimenti continueremo ad assistere impotenti alla continua distruzione che porta solo la gioia a pochi scellerati e forse quella di chi maneggia troppi soldi non sempre destinandoli allo scopo per cui sono finanziati.
E chi di dovere dovrebbe anche capire, e decidere in proposito, che le stagioni nulla hanno a che spartire con i tempi burocratici che portano ad avere, quando ci sono, i finanziamenti per gli interventi da fare nel mese di aprile e maggio, magari nell’inverno degli anni successivi. Occorre chiudere il cancello del recinto quando i buoi vi sono dentro, chiuderlo quando sono scappati non serve a nulla.
 
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